SAIE: imprenditori, ok alla trasformazione digitale, timori per la burocrazia

 

Milano – Nel 2018 la filiera dell’edilizia, considerando tutto l’indotto, ha mostrato alcuni segnali di ripresa (+0,7/0,8% vs 2017). Un trend positivo confermato nel I semestre 2019 anche dalle imprese che si occupano di produzione e distribuzione di prodotti per l’edilizia. Un settore che vede gli imprenditori soddisfatti dell’andamento attuale della propria azienda, ottimisti sul futuro del mercato e particolarmente attivi sul fronte della trasformazione digitale. I principali risultati? Fatturato in crescita (per il 49% del campione), trainato dalla domanda proveniente dalle ristrutturazioni e previsioni di chiusura positive per l’anno in corso; occupazione stabile o in aumento (per il 90%); export sempre più determinate (il 69% esporta) e portafoglio ordini adeguato (per il 62%). Sono questi alcuni dati emersi dall’Osservatorio SAIE realizzato da Senaf in previsione di SAIE Bari, la fiera biennale delle tecnologie per l’edilizia e l‘ambiente costruito 4.0 (24-26 ottobre 2019, Nuova Fiera del Levante di Bari), la manifestazione nata con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento del Centro e Sud Italia e del bacino del Mediterraneo. Nella prima metà del 2019, rispetto allo stesso periodo del 2018, quasi la metà (49%) delle imprese di produzione e distribuzione di prodotti edili hanno registrato una crescita del fatturato (in calo, invece, per il 23% delle imprese), e quasi tutte hanno mantenuto (56%) o incrementato (34%) l’occupazione. Positive anche le attese per la chiusura dell’anno in corso, con il 68% che si aspetta un ulteriore incremento dei ricavi e solo il 15% una contrazione. Tra i settori di sbocco maggiormente performanti si evidenzia quello delle ristrutturazioni (è anche il settore che impatta maggiormente sui ricavi totali), in crescita per il 51% del campione, mentre l’attività rivolta alla Pubblica Amministrazione risulta in flessione per il 48%. L’export si conferma fattore di traino, con quasi 7 imprese su 10 (69%) che dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi. Circa un terzo di esse fattura all’estero addirittura il 25% del totale. Per un altro terzo delle aziende, invece, il fatturato estero non supera il 10% del giro d’affari. In generale Chi esporta punta prevalentemente verso gli Stati europei (96%), seguiti dall’Asia (40%), dal Medio Oriente (36%) e dalla Russia (36%). Il fattore principale temuto dagli imprenditori è rappresentato dalla burocrazia e dai tempi giudiziari lunghi in caso di controversia (per il 79%). Seguono, seppur in modo più contenuto, gli aspetti fiscali (57%), l’incertezza normativa (57%), e la forte concorrenza nel mercato (50%). Un altro capitolo importante è quello della trasformazione digitale. Se nel manifatturiero si è già avviato un importante processo di innovazione e digitalizzazione, anche in questi comparti dell’edilizia gli imprenditori guardano al futuro, orientandosi sempre più verso il concetto di fabbrica intelligente. Un processo di cambiamento che negli ultimi anni ha già trasformato molto o abbastanza 4 aziende su 10, mentre solo il 22% è ancorato ai vecchi standard. Con riferimento agli investimenti in nuove tecnologie o processi innovativi, ad oggi le aziende hanno introdotto principalmente soluzioni per la sicurezza informatica (76%) e la connettività (65%), seguite dal cloud computing (44%), dalla robotica collaborativa (32%) e dall’Internet of Things (27%). L’intelligenza artificiale e la realtà aumentata, al momento poco impiegate, sono quelle che verranno maggiormente introdotte entro il 2020 (rispettivamente dal 19,3% e dal 18,6% delle aziende). Qual è il ruolo della pubblica amministrazione? Circa un terzo dichiara di lavorare con la PA, ma se da un lato le aziende non riscontrano criticità nel recupero crediti e nella trasparenza, dall’altro si lamentano dell’iter burocratico e degli investimenti pubblici. In merito alle misure varate dal Governo per rilanciare il settore delle costruzioni, il 39% le giudica discrete, ma molti (54%) avrebbero preferito un piano maggiormente strutturato. Solo il 7,1% le valuta molto positivamente. Tra gli incentivi adottati, l’eco-bonus è senza dubbio quello più apprezzato.