CGIA: 17 giugno, il venerdì nero delle tasse

Mestre (Ve)- C’è una data che nel calendario fiscale dei contribuenti italiani è cerchiata con il bollino nero: lunedì 17 giugno. Per imprese e famiglie, infatti, dopodomani è il primo tax day dell’anno, visto che saranno chiamate a versare all’Erario 32,6 miliardi di euro. Una vera e propria stangata. A dirlo è la CGIA. “Oltre ad avere una pressione fiscale tra le più elevate d’Europa – spiega la CGIL – in Italia è estremamente difficile anche pagare le tasse. La complessità e la farraginosità del nostro sistema tributario spesso mette in seria difficoltà perfino gli addetti ai lavori, come i commercialisti, le associazioni di categoria o i Caf. Figuriamoci gli imprenditori, in particolar modo quelli di piccola dimensione, che, all’interno della propria attività, in moltissimi casi non dispongono nemmeno di un ufficio amministrativo per corrispondere le ritenute Irpef trattenute sui compensi dei lavoratori autonomi (935 milioni di euro). Un fisco, dicevamo, ancora troppo oppressivo e ingiustificatamente pretenzioso. Sebbene la situazione dei crediti deteriorati sia scesa ai livelli precrisi, i prestiti bancari alle imprese di piccola dimensione (meno di 20 addetti) sono in costante calo dal 2012. Una contrazione che, secondo la Banca d’Italia, solo in parte è ascrivibile a una diminuzione della domanda di credito o a fattori di rischio. Questo trend, purtroppo, è proseguito anche nei primi mesi di quest’anno. Nello scorso mese di marzo, infatti, l’erogazione a queste piccole realtà produttive è scesa, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, di 2,3 punti percentuali1. Oltre alle tasse, in Italia il problema è anche il peso dell’oppressione fiscale che ostacola l’attività quotidiana delle imprese. Al netto delle tariffe applicate dai commercialisti per la tenuta della contabilità aziendale, secondo una indagine realizzata periodicamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il costo della burocrazia fiscale in capo agli imprenditori (obblighi, dichiarativi, certificazione dei corrispettivi, tenuta dei registri, etc.), ammonta a circa 3 miliardi di euro all’anno. Una cifra diventata insostenibile che sottrae tempo e denaro a chi, invece, vorrebbe impiegare queste risorse per creare più ricchezza e nuovi posti di lavoro.