Lavoro, ecco le occupazioni ideali dei Millenials

Milano – I Millenials prediligono il lavoro intellettuale a quello manuale, vorrebbero fare un’esperienza professionale all’estero e considerano più cool lavorare in una start up, piuttosto che in una grande azienda. Non solo: sono convinti che il vero punto di forza, in azienda, siano le competenze e la formazione e danno più valore alle possibilità di crescita e carriera che alla retribuzione. Interessante notare come continuino a sognare il posto fisso e desiderino lavorare in realtà che abbiano una politica di welfare aziendale in grado di aiutarli a formare una famiglia. E’ questa la fotografia delle aspettative lavorative dei Millenials che emerge dalla recente indagine 2018 dell’Osservatorio Generazione Z, Millennials, lavoro e welfare aziendale promossa da Edenred e Orienta su un campione di oltre 5mila ragazzi. Si tratta della generazione digitale caratterizzata da elevati livelli di scolarizzazione, con significative competenze digitali, disponibilità alla mobilità, spiccato senso di autonomia e un’idea del lavoro informale, meritocratica e poco gerarchizzata. “Molte aziende hanno cambiato modello di organizzazione del lavoro, del business e, in alcuni casi, la loro stessa cultura aziendale per affrontare le nuove sfide del mercato – spiega Luca Palermo, AD di Edenred Italia – questi cambiamenti hanno un comune denominatore: la creazione di un ambiente di lavoro che favorisca benessere e produttività. Il welfare aziendale riveste, in questo senso, un ruolo sempre più determinante e, come dimostrato dalla ricerca, le nuove generazioni ne sono pienamente consapevoli.” “Un aspetto centrale, toccato nella ricerca, per rafforzare l’occupabilità dei giovani sono le cosiddette soft skills – spiega Giuseppe Biazzo, AD Orienta -. Parliamo delle competenze umane di tipo sostanzialmente caratteriale, che attengono la giusta mentalità che bisognerebbe avere per entrare con successo nel mondo del lavoro e poter crescere in termini professionali e di carriera. E’ bene sapere che soprattutto su queste competenze umane si gioca la scelta dei direttori del personale rispetto ad una candidatura. Un numero consistente di giovani ne è conscio ma è necessario diffondere maggiormente tale consapevolezza”.