Sanità, Intersindacale Lombardia aderisce allo sciopero del 23 novembre

Milano – Venerdì 23 novembre i dipendenti medici, veterinari e gli altri dirigenti sanitari del Servizio sanitario nazionale si asterranno dal lavoro anche in Lombardia. Lo sciopero durerà per tutte le 24 ore. “La chiamata in soccorso di un Ssn in sempre maggiore difficoltà vede unite tutte le sigle sindacali della dirigenza in quella che è una delle più difficili vertenze degli ultimi anni – concordano Anaao Assomed, Cimo, Aaroi Emac, Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, Fvm Federazione veterinari e medici, Fassid (Aipac, Aupi, Simet, Sinafo, Snr), Cisl medici, Fesmed, Anpo, Ascoti, Fials medici e Uil Fpl coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria sanitaria – Nonostante promesse e corteggiamenti non si è sinora visto nulla, fatta eccezione per un piccolo aumento del numero dei contratti per i nuovi specializzandi, che restano comunque sufficienti”. Ai temi nazionali alla base dello sciopero, spiega l’Intersindacale, se ne aggiungono altri “tipicamente lombardi che acuiscono le difficoltà del servizio sanitario pubblico: la mancata definizione dei fabbisogni e delle dotazioni organiche, ferme al rilievo fatto nel 1999, quindi quasi venti anni fa; un Piano sanitario per la cronicità che ha mostrato tutta l’incapacità di mettere in filiera corretta le risorse territoriali costituite da medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, professioni sanitarie e della prevenzione, educazione e assistenza, scaricando tutto sulla parte ospedaliera e distogliendola dalla sua funzione di gestione dell’acuto e dell’emergenza-urgenza; la vessazione dei giovani medici, assunti con iniqui contratti libero professionali senza le minime garanzie degne di un paese civile; il netto decremento del numero dei medici veterinari che mette a repentaglio l’erogazione dei Lea; una rete ospedaliera obsoleta, nonostante la riforma e la presunta riorganizzazione che ha gravato sempre più sugli ospedali decretando il fallimento di un’organizzazione territoriale affidata alle ex Asl ora Ats; le sempre più scarse possibilità di carriera dei medici ospedalieri, che ne favoriscono la fuga verso il privato o verso la pensione visti i turni massacranti anche per i non più giovani”. Le sigle rilevano che “sinora la riforma, vista dal mondo ospedaliero, ha fatto registrare continui aumenti degli accessi al pronto soccorso la perdita di una medicina di elezione. La sopravvivenza del Ssn è sulle spalle dei suoi dirigenti sanitari nel silenzio della politica, passata e presente, che ha considerato la sanità solo come un bancomat per i tagli lineari degli ultimi 10 anni. E’ in gioco non solo il futuro di un lavoro al servizio di un bene costituzionalmente tutelato, ma anche quello della sanità pubblica e nazionale”.