Scuola-lavoro, Unione Artigiani: Con revisione a rischio i primi impieghi

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Scuola-lavoro, Unione Artigiani: Con revisione a rischio i primi impieghi

Milano – Un passo indietro che mette a repentaglio l’occupazione giovanile e che mina i già fragili equilibri dei rapporti tra scuola e mondo del lavoro. L’Unione Artigiani di Milano e Monza-Brianza critica l’accordo raggiunto nella maggioranza sull’ alternanza scuola-lavoro. Un emendamento al decreto Milleproroghe prevede novità in arrivo sul fronte dell’alternanza, che si farà ma non sarà requisito per l’accesso alla maturità. “L’alternanza scuola lavoro – specifica il segretario generale dell’Unione Artigiani di Milano e Monza-Brianza, Marco Accornero – non sarà requisito d’accesso all’esame di Stato. Ed anzi questa scelta costituirebbe, nelle intenzioni del Governo, il primo passo per un restyling complessivo dei percorsi scuola-lavoro, che faticosamente sono stati avviati in questi anni dando vita a buone pratiche di confronto e rapporto fra mondo della scuola e realtà lavorative, che si mira a ridurre sensibilmente specie nei licei.” Al momento l’obbligo, per gli studenti degli ultimi tre anni delle superiori, di svolgere le ore di alternanza è di 400 ore nei tecnici e professionali, 200 nei licei. “L’alternanza scuola-lavoro, come avviene in altri Paesi europei da molto più tempo che da noi – rimarca Accornero -, costituisce un momento importante per la scuola, che può misurare il grado concreto di preparazione dei propri studenti, per i giovani che scoprono il mondo del lavoro e le opportunità che può riservare, per le imprese stesse che hanno l’occasione di valutare figure che potrebbero un domani essere inserite in azienda. Si tratta di un delicato progetto, avviato solo nel 2015, che necessita di tempo per andare a regime, ma che può essere molto utile nel dialogo che necessariamente deve avvenire tra la scuola e il mondo produttivo. Rimettere tutto in discussione ora, restringendo di fatto la portata delle esperienze e dei progetti, anzichè intervenire per migliorarli, costituisce un passo indietro che peggiorerà l’ingresso nel mondo del lavoro dei neodiplomati e metterà ancor più in difficoltà le imprese alla ricerca di personale qualificato.”