Ilva: Confimi a Conte, si decida presto e bene

Milano – “Auspico che questa estate sia l’ultima da “precaria” per l’Ilva e che l’autunno segni un decisivo cambio di passo”. Mi auguro fortemente che il presidente del Consiglio Conte, figlio illustre di questa terra – a Bari il prossimo settembre, ndr – si faccia promotore di una definitiva accelerazione verso lo sblocco di una trattativa divenuta estenuante”. Così il presidente di Confimi Industria Puglia, Sergio Ventricelli (foto allegata), sulla vicenda del siderurgico di Taranto, in attesa che il premier pugliese, il terzo della storia dopo Antonio Salandra e Aldo Moro, venga a Bari il prossimo 8 settembre. Sul futuro di quella che resta l’acciaieria più grande d’Europa, Confimi Industria non ha dubbi, sostenendo anche attraverso il proprio presidente nazionale Paolo Agnelli, “che sarebbe un delitto abbandonarla, senza fare tutto il possibile per tutelare industrie e posti di lavoro. Chiudere lo stabilimento perché inquina e non imporre bonifiche e investimenti in sicurezza ambientale sarebbe privo di buon senso”. L’Ilva è un pezzo importante della storia industriale italiana. Il gruppo nasce nel dopoguerra con lo stabilimento di Genova ma è con la realizzazione del centro di Taranto, che rafforza la sua posizione diventando un grande produttore di acciaio. La prima pietra del sito pugliese risale al 1960. Segue, negli anni ’70, il raddoppio che configura la fabbrica imponente: cinque altiforni, due acciaierie, parchi minerali, pontili portuali, treni nastri e tubifici. Tra diretti e indotto, l’Ilva occupa 20mila persone. “Occorrono serietà e idee chiare – continua Ventricelli – e, naturalmente, investitori. Insieme a una nuova Ilva crescerebbe tutto l’indotto, creando, con ogni probabilità, ulteriori posti di lavoro”. Resta il nodo legato all’inquinamento e al pericolo per la salute degli addetti e dei residenti. “Senza risanamento ambientale e innovazione industriale – conclude Ventricelli – non ci può essere futuro per l’Ilva, così come senza rilancio industriale non ci può essere il risanamento della città. È necessario realizzare un progetto di grande qualità, per una produzione dell’acciaio moderna e sostenibile. L’attuale incertezza sta creando ansie all’intero sistema economico regionale, alle sue prospettive di sviluppo, ai posti di lavoro e, naturalmente, alle imprese. La Puglia ha competenze e qualità per generare un’economia diffusa. Agroalimentare, turismo, cultura, logistica e industria. Ma bisogna decidere. Presto e bene”.