Assolombarda: sempre più welfare in azienda (2)

Milano – In questo quadro – dall’Osservatorio sul Welfare, promosso dal Centro Studi di Assolombarda e nove operatori del settore Assiteca, Easy Welfare, Edenred, Eudaimon, Double You, Health Italia, Valore Welfare, Welfare Company, Welfare4you – è particolarmente significativo il welfare occupazionale che nel nostro Paese si sta sviluppando attraverso la negoziazione tra le parti sociali e che nel tempo sta rafforzando il cosiddetto “welfare mix”, in cui pubblico e privato partecipano alla protezione sociale del cittadino. Storicamente le forme più diffuse di welfare a livello di contrattazione nazionale sono la previdenza complementare e l’assistenza sanitaria integrativa. I recenti contratti metalmeccanico e orafi prevedono anche uno specifico importo da destinare ad iniziative di welfare aziendale. Guardando alla contrattazione decentrata, 6 accordi su 10 tra quelli stipulati in Assolombarda nel 2016 e 2017 contengono aspetti di Welfare: un fenomeno che interessa 25mila lavoratori e le loro famiglie. La maggior parte (43%) prevedono la possibilità di convertire in welfare parte del premio di risultato. Nel 31% dei casi, invece, l’accordo determina un importo fisso che varia tra i 300 e i 450 euro. La combinazione di entrambe le soluzioni copre il restante 26%. Rispetto alla fonte di finanziamento del welfare nel 51% dei casi è il ‘budget on top’, ovvero quanto il datore di lavoro eroga sotto forma di welfare oltre alla retribuzione. Dalla conversione del premio di risultato proviene il 30% e il Contratto Nazionale provvede al 29%. Le diverse fonti di finanziamento in alcune realtà vengono utilizzate contemporaneamente. Ancora del tutto assente il finanziamento pubblico diretto. L’Osservatorio inoltre si arricchisce dei dati relativi alle scelte di welfare dei lavoratori. Tra le più richieste rientra la categoria “scuola e istruzione”, che assorbe quasi il 40% degli acquisti contabilizzati dai provider. Seguono per importanza i fringe benefit (20%), previdenza (15%), assistenza sanitaria (13%) e area culturale/ricreativa (11%).