Istat: Rapporto competitività 2018

Milano – Presentato oggi a Milano dall’Istat il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi. Le principali quattro economie dell’Uem (Italia, Germania, Francia, Spagna) – si legge nel Rapporto -sono accomunate da una fase di espansione di intensità relativamente moderata ma in accelerazione, trainata da consumi e investimenti; in Italia la ripresa di queste componenti è partita in ritardo e a ritmi più deboli rispetto agli altri paesi. Tra il primo trimestre del 2013 e il quarto del 2017 in Italia gli investimenti sono cresciuti a un tasso medio trimestrale dello 0,5 per cento, contro lo 0,9 per cento dell’Uem; l’andamento della spesa in macchine, attrezzature e mezzi di trasporto ha controbilanciato il recupero molto lento del ciclo delle costruzioni. Gli investimenti immateriali (prodotti della proprietà intellettuale) hanno invece mostrato una dinamica positiva sia nella fase recessiva sia in quella di ripresa, ma si caratterizzano per un ritardo di crescita significativo rispetto agli altri paesi. Emerge un divario rilevante di digitalizzazione dell’Italia circa l’uso del web e la velocità di connessione a Internet; il nostro Paese si colloca in una posizione intermedia per quanto riguarda l’utilizzo di tecnologie ERP (Enterprise Resource Planning) e CRM (Customer Relationships Management) mentre risulta in grave ritardo sull’adozione di tecnologie SCM (Supply Chain Management). Oltre a una dinamica più lenta, gli investimenti in Italia soffrono di un ruolo più limitato come driver della crescita: la quota degli investimenti fissi lordi in percentuale del Pil è più bassa della media dei paesi dell’Uem e il divario si è ampliato nel 2017 (3,1 punti percentuali: 17,5 contro 20,6 per cento). La quota su Pil degli investimenti in macchine e attrezzature, pur riducendosi, rimane elevata e in linea con quella della Germania; quella delle attività immateriali è aumentata in misura inferiore rispetto agli altri paesi, continuando a rivestire un peso meno rilevante (2,8 per cento del Pil), contro il 5,5 per cento in Francia e il 3,8 per cento in Germania. Nel triennio 2015-17 gli investimenti in macchinari hanno fornito, nel caso italiano, un contributo alla crescita complessivamente superiore rispetto a Francia e Germania, mentre è minore l’apporto dei prodotti della proprietà intellettuale. La dinamica degli investimenti fissi lordi è inoltre potenzialmente correlata nel medio periodo all’andamento della produttività. Quest’ultima, in termini produttività totale dei fattori (PTF), ha registrato nel 2016 un arretramento (-0,4 per cento): il progressivo incremento dell’occupazione ha superato in intensità quello del valore aggiunto, a fronte di una lieve contrazione dell’input di capitale. Tale dinamica ha quindi ampliato il divario con i principali partner europei: nel 2016 in Germania e Francia la PTF ha segnato un aumento rispettivamente dello 0,9 e dello 0,5 per cento. In Italia, tra il 2014 e il 2017 l’occupazione è cresciuta a un tasso medio annuo dell’1 per cento, un ritmo inferiore a quello spagnolo (+2,6 per cento annuo) che però aveva registrato una caduta più accentuata negli anni precedenti. In Francia l’input di lavoro è tornato a crescere già dal 2009 pur se a ritmi decisamente inferiori a quelli tedeschi.