Altavilla Vicentina (Vi) – Cresce la sensibilità e la consapevolezza delle aziende sulla necessità di avviare processi di crescita dimensionale, ma emergono anche, a più livelli, segnali di timidezza e debolezza che in parte frenano la volontà di crescita che le aziende manifestano. È questo il dato più forte e di sintesi della Survey condotta dal Club Finance di CUOA Business School e Adacta Advisory e dedicata ad analizzare i processi di crescita per linee interne ed esterne delle aziende e gli ostacoli che possono bloccare il disegno dello sviluppo dimensionale. I dati della Survey sono stati presentati al CUOA giovedì 8 marzo, nell’ambito del Workshop “Sviluppo dimensionale e crescita per linee esterne”, promosso dal Club Finance CUOA in collaborazione con Adacta Advisory. L’indagine è stata svolta nel secondo semestre 2017 attraverso un questionario strutturato con 130 rispondenti. Il campione è composto per l’83% da aziende venete; per circa il 50% si tratta di piccole e medie aziende, con un fatturato non superiore ai 25 milioni di euro di fatturato e poco più del 20% del campione è costituito da grandi aziende (con oltre 200 milioni di euro di fatturato). Il mix dei rispondenti riflette sostanzialmente la proporzione delle aziende venete nei diversi settori merceologici. Il 30% di chi ha risposto è CEO/AD dell’azienda, mentre il 58% opera nell’area finance (come CFO o Controller). La crescita è la priorità strategica per le aziende: per 2/3 del campione in misura superiore del mercato e con il contributo dello sviluppo per linee esterne. Negli ultimi tre anni, circa una azienda su due non ha effettuato acquisizioni. La motivazione deriva o dal fatto che non si trattava di un obiettivo strategico (31%) o, in misura maggiore, per mancanza di competenze abilitanti (48%). Per l’altra metà che ha invece effettuato acquisizioni, una percentuale preponderante (3/4) ha comprato target più piccoli mentre un’altra percentuale altrettanto rilevante (2/3) le considera le operazioni di successo. Nei prossimi tre anni, il 70% intende procedere con operazioni di acquisizioni. Rispetto a tale segmento del campione, Il 54% adotterà un approccio strutturato, il 30% ha o avrà un M&A office e Il 24% prevede di fare (anche) acquisizioni di minoranza. Il prezzo del target è considerato il principale ostacolo al successo dell’operazioni. Come spiega Paolo Masotti, Director di Adacta Advisory: “La consapevolezza che la crescita per linee esterne rappresenta non solo un acceleratore per la crescita, ma anche in certi casi una chiave per sostenere la posizione nel mercato, è chiara per i rispondenti, alcuni dei quali si stanno attrezzando organizzativamente per gestire il processo”. Un altro limite rilevante è dato dalla mancanza di adeguate risorse manageriali e in particolare il rischio legato all’integrazione post-deal è percepito soprattutto a livello strategico e di politiche commerciali. Rispetto ai possibili canali di equity, il 56% del campione attribuisce molta importanza al supporto dei soci attuali, mentre all’opzione della Borsa viene associata un’importanza elevata solo da un 15% del campione. Rispetto ai canali di debito, il 61% del campione attribuisce molta importanza l’opzione del debito e solo un 21% considera molto importante l’opzione dei Minibond.