Una lettera di Soricelli (Osservatorio morti sul lavoro)

Roma – Il quotidiano il Manifesto pubblica oggi una lettera di Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio indipendente di Bologna. “Ho appreso da giornali – scrive tra l’altro Soricelli – che neppure i morti di Rigopiano, come scrive Francesco D’Angelo, il fratello di Gabriele, sono stati considerati morti sul lavoro. L’Osservatorio scrive da nove anni che il numero di morti diffuso dall’Inail era parziale, che tantissime denunce, centinaia arrivate a questo Istituto dello Stato sparivano alcuni mesi dell’anno successivo. Ho tempestato di mail vari rappresentati di partiti politici per anni. Ho scritto anche a Renzi quando era Primo Ministro, al Ministro del lavoro Poletti, a quello delle Politiche Agricole Martina (oltre 600 morti schiacciati dal trattore da quando è ministro, e voi stessi avete pubblicato una mia lettera su questa carneficina e dopo c’è stata la risposta piccata del Ministro), ma niente, non si sono mai degnati di rispondere e neppure di andare a vedere se quello che scrivevo era vero. Ho anche mandato mail alla Commissione morti sul lavoro del Senato: anche alla stessa presidente”. “Già pochi mesi dopo il 2008 mi accorsi che i conti non tornavano. I morti sul lavoro registrati in tabelle Excel con nome, cognome, luogo della tragedia erano molti di più di quelli che diffondeva l’Inail. Anche un importante giornalista come il rimpianto Santo Della Volpe a cui avevo mandato i dati non riuscì mai a fare piena luce su questo aspetto. Eppure non erano «agenzie segrete», era l’Inail, un istituto dello stato Italiano. Un muro invalicabile: comprendere come mai tanti lavoratori morti per infortuni sul lavoro sparivano dalle statistiche. Poi dopo anni e anni abbiamo capito perché: l’Inail monitorava solo i propri assicurati ma mai diceva chiaramente che il numero di morti che diffondeva non erano comprensivi di tutte le morti sul lavoro. Neppure alle audizioni parlamentari. Tutti gli anni abbiamo sentito dire che c’erano cali. Ma cali di che? E gli altri lavoratori come quelli di Rigopiano, e gli agricoltori schiacciati dal trattore, e i carabinieri, i poliziotti, un sacco di partite Iva individuali che sparivano perché avevano assicurazioni diverse? E i morti in nero. E… Ma Rigopiano, visto l’eco mediatico che ha avuto quella tragedia, ha messo in luce quello che scrivevo: centinaia di lavoratori morti sul lavoro’ resuscitavano» ogni anno o non venivano neppure presi in considerazione. L’Inail non può riconoscere morti sul lavoro che non sono di sua competenza, è la Legge”. “Ho bussato a migliaia di porte senza che nessuno !’abbia almeno socchiusa per vedere se quello che scrivevo era vero”.