Eupolis: nuove opportunità e limiti della Lombardia (2)

Milano – Lo studio di Eupolis evidenzia come otto lombardi su dieci dichiarano di vivere con la propria famiglia: sono solo due su dieci coloro che vivono da soli, pari a circa un milione e mezzo, e tra questi il 13% dichiara di non frequentare nemmeno persone della propria età, se non raramente.  Il 15% della popolazione si occupa costantemente di un parente affetto da una malattia cronica o da disabilità e oltre il 50% di questi afferma di dedicare almeno due ore al giorno del proprio tempo per prestare loro assistenza. Esiste pertanto un quinto di persone o famiglie lombarde che vivono quotidianamente in presenza di problematiche di solitudine o di malattia cronica e di handicap, una percentuale che è in continua crescita. Emerge una richiesta elevata di servizi sanitari di prossimità, anche se le 7 visite all’anno dichiarate in media dai cittadini lombardi rappresentano un’offerta adeguata in grado di assicurare risposte soddisfacenti. Nei giovani da 18 a 34 anni il 62% dichiara di lavorare, mentre il 14% non studia e non lavora (Neet). Si tratta della metà del valore medio nazionale, ma più alto della Germania e dei Paesi scandinavi. Tra i Neet, quasi la metà (6,8% del numero complessivo) afferma di non essersi nemmeno mai impegnato nella ricerca di un lavoro dopo la fine degli studi.  Il volontariato e l’impegno politico interessano solo un’esigua minoranza della fascia giovanile lombarda, il primo indicato come principale attività dal 5%, il secondo dal 4%. Da rilevare anche il tasso di occupazione femminile: 57% contro una media UE al 64%. La società lombarda si autodescrive pertanto sempre di più come una società soggetta al rischio della solitudine e del crescente individualismo. Pur essendo abbastanza soddisfatti della propria vita sociale, gli intervistati percepiscono che è in atto una trasformazione della società, con un forte indebolimento di quelli che erano gli elementi del tessuto sociale tipici proprio della società lombarda dal secondo dopoguerra a oggi.  L’insicurezza sociale ed esistenziale a sua volta viene rafforzata dalla percezione di un crescente “meticciamento culturale”, dovuto all’intensità dei flussi migratori verso la nostra regione. Ci si interroga su come sarà possibile reggere sul lungo termine a questi continui arrivi e su quale tipo di identità culturale saremo in grado di sviluppare nei prossimi decenni.  Nei focus group è stata sottolineata la necessità che la Regione colga questo bisogno di ritrovare sicurezza e identità e supporti la società lombarda ad evolvere verso un modello multi-culturale che nei fatti è inevitabile, ma che non deve necessariamente significare anche perdita di identità e smarrimento dei propri valori.