Milano – E’ un appello un po’ diverso, che chiama in causa gli uomini, le istituzioni, i mezzi di informazione quello che in una sola settimana sta producendo migliaia di iniziative in tutta Italia contro la violenza sulle donne per sabato 30 settembre. I femminicidi di due giovanissime, Noemi e Nicolina solo nel mese di settembre, gli stupri di Rimini e di Firenze segnati da una particolare efferatezza – e compiuti da uomini, italiani o stranieri non fa differenza – hanno ingenerato in molte donne un moto di rabbia e di ribellione, la richiesta inespressa ma forte che qualcuno si facesse carico di organizzare la voglia di dire basta. Così è nato, e si è subito allargato ad altre, l’appello “avete tolto senso alle parole”: al bisogno di farsi sentire in tante, di “fare qualcosa di più”, di segnare una reazione tangibile e forte subito, qui e ora, ha provato a rispondere Susanna Camusso che, da leader donna di un grande sindacato, conosce bene gli ostacoli e anche la violenza che incontrano le donne nel lavoro e nella società, e al tempo stesso sa come affrontare il compito difficile e anche la responsabilità di organizzare una mobilitazione diffusa e di massa. E con lei tante altre donne del sindacato ma non solo, della società civile, del mondo della cultura e le tantissime che ogni giorno si chiedono come si possa fermare questo attacco violento alla propria libertà. E’ un appello duro, che non fa sconti a nessuno, da chi agisce la violenza a chi la copre con ipocrisia e falsità, o semplicemente negando sostegno, protezione e fiducia alle donne che denunciano, o a chi ne fa oggetto di un’informazione morbosa e colpevolizzante. “Che cosa indosso? La libertà” dice lo slogan degli appuntamenti di sabato, a testimoniare che non è dalla libertà delle donne di vestire, essere, vivere secondo i propri desideri che nasce la violenza, ma dalla volontà di dominio e di controllo degli uomini sul corpo e sull’esistenza delle donne. A questo appello, che a una lettura attenta può firmare solo una donna, bisognerà che l’universo maschile provi a dare delle risposte, cimentandosi con interrogativi e una riflessione seria e profonda. E soprattutto con parole proprie. La violenza è un tema di cui tutti ormai parlano, ma non sempre in modo efficace e rispettoso della dignità delle vittime che troppo spesso, anche grazie a certa cattiva informazione, vengono trasformate in colpevoli. E’ da sempre così, e se qualcosa comincia a cambiare, se l’attenzione è cresciuta è grazie all’impegno incessante del movimento delle donne, dei centri antiviolenza, di chi da decenni ormai pone la questione al centro delle proprie lotte e del proprio agire quotidiano. Permane tuttavia – come sottolinea l’appello – la pervicace e pericolosa tendenza di una parte della società, dei media ma soprattutto di tanti uomini ad affrontare il tema della violenza contro le donne in modo inadeguato, o peggio lesivo della dignità e della libertà femminile. Ecco gli appuntamenti nelle piazze delle città lombarde: Bergamo, davanti al Comune P.zza Matteotti, alle ore 18; Brescia, iniziativa di Cgil Cisl Uil in Piazza Vittoria alle ore 17,30; Como, P.zza San Fedele dalle ore 18 alle ore 20; Cremona, in Camera del Lavoro, Via Mantova, 25 dalle ore 18 alle ore 20; Lecco, P.zza Garibaldi dalle ore 16 alle ore 19; Mantova, P.zza Marconi alle ore 18,30; Milano, P.zza Cesare Beccaria ore 18,30 – 20,30; Pavia, Piazza della Vittoria dalle ore 16 alle ore 19; Sondrio, P.zza Campello dalle ore 17; Varese, P.zza Carducci dalle ore 16 alle ore 18. In Valcamonica le iniziative saranno diffuse sul territorio con volantinaggi.
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