Milano: gli esercizi in odor di camorra

Milano – Coldiretti, nel Rapporto sui crimini delle agromafie parla di 5000 ristoranti in mano alla criminalità. La Stampa, in un focus su Milano, scrive di farmacie e ristoranti. “La farmacia di piazza Caiazzo acquistata con tanti soldi dal clan Strangio è stata la prima ma non sarà l’ ultima. Perché non c’ è esercizio commerciale che a Milano non ingolosisca le cosche. Negli Anni Ottanta e Novanta andava forte la moda. La catena di negozi si chiamava Uba Uba. Ce ne erano 23 in tutto il Nord. Quando arrestarono il titolare Ubaldo Nigro nel 1993, a casa gli trovarono 219 milioni di lire in contanti ma il giro d’ affari era sui 200 miliardi, che al cambio fanno 100 milioni di oggi. L’ imprenditore era legato al boss Franco Coco Trovato di cui riciclava i soldi del narcotraffico. Per stare sul classico non mancano i night club. Lo ‘ndranghetista calabrese Salvatore Morabito il suo lo aveva aperto dentro l’ Ortomercato di cui era il boss. In una botta di narcisismo lo aveva chiamato «For a King». Apre il 19 aprile 2007 lo chiudono il 3 maggio. dentro ci sono 250 chili di cocaina. Il figlio di Tanino Fidanzati, il siciliano re della droga, amava invece il quartiere di Brera e soprattutto i suoi locali che comprava e rivendeva alla velocità della luce”. “Talvolta i titolari sono invece direttamente il livello più o meno pulito delle cosche. Non si sporcano le mani con la droga. Il loro compito è solo quello del riciclaggio. Pochi anni fa a Vincenzo Falzetta detto «il banana» che ripuliva per la ‘ndrangheta i proventi della cocaina sequestrarono il Café Solaire, la pizzeria biologica bio Solaire e la discoteca Maison. Suona come un’ esagerazione quello che disse un pentito di mafia: «Dietro ogni pizzeria ci sono le cosche». Ma quando l’ altro giorno la Dia di Napoli ha bussato alla pizzeria «Donna Sophia» è andata a colpo sicuro scoprendo investimenti milionari in odor di camorra.