Bonini (Cgil): Milano, dare un futuro ai 43mila assunti, sicurezza e trasparenza negli appalti

Milano – E’ la Cgil a presentare una ricerca sul mercato del lavoro a Milano. E i numeri parlano di una stagione del Jobs Act con luci e ombre. Tra il 2014 e il 2016 Milano avrebbe conquistato 43mila posti di lavoro, 1000 in più in agricoltura, 52mila in più nei servizi, 1000 in meno nel manifatturiero. “I 43mila in più sono un segno positivo, – spiega Massimo Bonini, segretario generale della Camera del Lavoro – dunque credo sia importante. Noi abbiamo sottolineato che a fronte di questi 43mila posti di lavori in più lo Stato ha speso una enormità: un miliardo e mezzo di risorse pubbliche. Quello che vorremmo capire è se questi 43mila avranno un futuro. Perché abbiamo dei dati che ci dicono che queste persone hanno un lavoro meno retribuito degli altri: 490 euro in meno, un lavoro più discontinuo e quindi un lavoro che non produce ricchezza. E questo ci preoccupa molto. Bene il segno più ma oggi dobbiamo capire quali prospettive ci siano in futuro per questi lavoratori. Milano è la città del terziario – continua Bonini – cala il manifatturiero, i servizi aumentano, sono proprio quei settori dove i contratti nazionali di lavoro non vengono rinnovati da 4 anni”. Ma le amministrazioni locali possono dare una mano? “Il comune può cercare delle risorse per supportare i lavoratori, è stato fatto in passato e anche bene. Penso al percorso di ricollocazione delle persone. C’è il tema dell’innovazione, attraverso il nuovo manifatturiero, che si può insediare in città. E’ diverso, meno invasivo, meno inquinante, più digitale. Se l’amministrazione ragiona in questi termini noi ci siamo. Chiediamo anche più attenzione su sicurezza e tutela dei lavoratori negli appalti. Milano è un cantiere aperto, dobbiamo ragionare in termini di protezione, come abbiamo fatto per Expo. E poi c’è il problema degli appalti. L’appalto del verde è un esempio, Noi chiediamo all’amministrazione di farsi parte attiva, per non penalizzare i lavoratori”, conclude il segretario della Cgil.