Consumatori: crolla produzione olio, rischio contraffazione

Milano – La campagna oleare 2016/17 si preannuncia disastrosa, come già annunciato dal Cno – Consorzio nazionale degli olivicoltori e dall’Unasco – l’Unione nazionale di associazioni coltivatori olivicoli, con una riduzione vicina al 45%. Le conseguenze per i consumatori sono importanti, con incremento del valore degli stock e un drastico rialzo dei prezzi, già confermato dal balzo del 54% del prezzo alla Borsa merci di Bari, la più rappresentativa a livello nazionale, che è passata dai 3,70 euro al chilo del 2015 ai 5,70 euro di oggi. Al preoccupante incremento dei prezzi si aggiungono, inoltre, le concrete ipotesi di sofisticazione. Lo scenario che si sta concretizzando ricorda molto l’annus horribilis della campagna oleare 2014-2015 e, come accadde allora, la possibilità di incappare in truffe aumenta. I rischi di contraffazione e sofisticazione sono allarmanti e un’azione di vigilanza volta a prevenire tali ipotesi è necessaria. L’olio, infatti, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere “allungato” con quello dell’annata precedente, ormai privo di proprietà organolettiche o irrancidito. Un’altra conseguenza, facilmente prevedibile, di questa drammatica situazione è la pratica già consolidata e legalmente permessa, di allungamento del prodotto nazionale con olio spagnolo, greco o tunisino. Ma attenzione perché c’è una legge, di Delegazione europea e approvata dal Parlamento, che tutela il consumatore. Tale legge prevede l’obbligo per il produttore di indicare in etichetta l’annata di produzione del prodotto finale, che può essere anche una miscela, ma deve appartenere alla stessa campagna olearia.