Camusso (Cgil): pensionamento differenziato a seconda del lavoro

Roma – Con una intervista al Corriere Della Sera il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso sembra insoddisfatta delle ipotesi ventilate dal governo, “le anticipazioni parlano di appena 1,5 miliardi di euro, una cifra chiaramente insufficiente. Inoltre, non va avanti l’ottava salvaguardia per gli esodati, non ci sono soluzioni per i lavori usuranti e per i precoci mentre l’unica cosa che sembra interessare al governo è l’Ape, questa specie di mutuo pensionistico sul quale abbiamo molte obiezioni”. Servirebbero infatti, secondo i calcoli della Cgil, almeno 2,5 miliardi. E poi “È urgente aumentare la no tax area e allargare la platea dei beneficiari della quattordicesima. Bisogna inoltre intervenire a sostegno di coloro che svolgono lavori usuranti o hanno cominciato da ragazzi. Infine, vanno corrette le leggi sbagliate che impediscono le ricongiunzioni gratuite”. Perplessità anche sull’Ape: “L’Ape è nei fatti un prestito, un marchingegno che non può funzionare come soluzione generale al tema della flessibilità in uscita”. Poi le proposte: “Partiamo dal fatto che non tutti i lavori sono uguali. Bisogna ragionare sulle diseguaglianze nelle aspettative di vita e arrivare a età di pensionamento differenziate in base al lavoro svolto. Questo nella fase di transizione. Per i giovani che hanno il contributivo puro, invece, ci deve essere libertà di scelta su quando andare in pensione senza gli aumenti dell’aspettativa di vita. Per i precoci devono bastare 41 anni di contributi e va costruita una solidarietà interna al sistema per i lavoratori discontinui”.