Casa: la risposta della Cgil a Cattaneo (Lombardia)

Milano – “Apprendiamo da diverse notizie di di stampa, una versione dei fatti non corrispondente al reale, sullo svolgimento dell’incontro di ieri pomeriggio, tra le organizzzaioni sindacali e il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo, a proposito del confronto sulla riforma della casa proposta dalla Giunta regionale”. A dirlo è Graziella Carneri della segreteria della Cgil Lombardia. “La nostra interpretazione è nettamente diversa. Tuttavia dalle agenzie di stampa apprendiamo con piacere che il presidente Cattaneo intende riaprire il confronto con il sindacato: la proposta c’è, siamo pronti fin da subito”. Ecco le proposte del sindacato. Nell’incontro di ieri pomeriggio tra la delegazione sindacale e il presidente del Consiglio regionale,  si è sviluppato un confronto serrato in cui i rappresentanti sindacali Cgil-Cisl-Uil e sindacati degli inquilini hanno illustrato quanto era già stato fatto in occasione dell’audizione in V Commissione il 7 aprile scorso, come meglio potrà risultare dagli atti della Commissione. In quella stessa circostanza i rappresentanti sindacali depositarono una memoria scritta, per non lasciare nulla al caso. In sintesi ─ ma invieremo di nuovo il documento integrale agli interlocutori istituzionali ─ il documento sindacale contenente osservazioni e proposte sui Pdl di riforma dell’edilizia pubblica e sociale propone, tra l’altro: il vincolo di destinazione sugli immobili realizzati o acquisiti per il servizio dell’edilizia residenziale pubblica; la cessazione dei piani di vendita delle case popolari; la possibilità di realizzare uno stock di edilizia sociale purché implementi l’offerta di case con affitti sostenibili; la pianificazione di programmi di housing sociale sostenibile; la diretta partecipazione di Stato, Regione e Comuni nella costruzione e gestione del patrimonio pubblico di Erp; la costituzione di un Fondo regionale per l’Erp e l’Ers con risorse del bilancio regionale nella misura di almeno l’1%; il rilancio di un modello di servizio e di gestione pubblica delle case popolari, senza discriminazioni nei criteri di accesso e nelle procedure di assegnazione; la restituzione ai Comuni del ruolo di programmazione e gestione dell’offerta abitativa pubblica e sociale; la sopportabilità del canone sociale. I punti sintetizzati, che ieri pomeriggio sono stati illustrati dalla delegazione sindacale, sono sicuramente proposte concrete e coerenti con il disagio che vivono gli inquilini delle case popolari e coloro ─ in Lombardia ci sono almeno 30.000 domande inevase di case popolari ─ che attendono da anni una risposta ad un bisogno primario.