Fine vita, Fontana: possibile apertura di Schillaci è positiva
Cernobbio – Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, accoglie “molto positivamente” l’apertura del ministro della Salute Orazio Schillaci alla possibilità di una legge nazionale sul fine vita. “Come ho detto molte volte il principio del fine vita è ormai acquisito perché le sentenze della corte costituzionale lo hanno evidenziato e tante altre ipotesi si sono già verificate anche in altre regioni – ribadisce il presidente della regione Lombardia, a margine del suo intervento alla seconda edizione della Cernobbio School di Motore Sanità, in corso a Villa Erba a Cernobbio – E’ necessaria una legge nazionale perché si tratta di una competenza concorrente quindi la legge cornice dovrà essere realizzata dallo Stato e poi le Regioni approveranno una legge di dettaglio per entrare più specificatamente nel merito delle singole questioni ma all’interno di una legge nazionale”. In merito al nuovo piano pandemico dove è previsto che le restrizioni come il lockdown saranno applicabili solo con una legge, Fontana afferma: “Credo che sia giusto che ci debba essere un provvedimento un pochino più rilevante visto che si va a violare una delle libertà costituzionalmente garantite è giusto che il provvedimento venga assunto con un decreto legge o un provvedimento legislativo, tanto con un decreto legge i tempi sono gli stessi, non si perde un’opportunità”. E sulla sanità il Governatore della Lombardia chiede maggiore autonomia, ricordando come il FSN abbia destinato alla Regione “1,1 miliardi in più” rispetto al 2023: “Occorre maggiore flessibilità nel gestire le risorse, per cogliere i benefici dell’innovazione, dal trasferimento tecnologico anche a vantaggio della filiera life science. Una riforma della sanità nel suo complesso deve guardare ad una maggior territorializzazione delle risposte, in campo scientifico e anche medico. Bisogna poter spendere i soldi in maniera meno vincolata. Noi riceviamo soldi “a silos” ma spesso abbiamo necessità diverse. Per questo parliamo di autonomia. L’ospedale è importante ma non può essere l’unico punto di riferimento. Per questo le case di Comunità sono un progetto serio, Lombardia è la regione che finora ne ha costruiti di più. Ora vanno riempite, servono i medici per farle funzionare. Servono i medici di Medicina Generale, vero snodo di ogni possibile riforma sanitaria. Sono la prima barriera, la prima risposta alle richieste dei cittadini. Poi arriveranno anche i medici specialisti. La presa in carico dei pazienti diventa fondamentale per una popolazione che diventa sempre più vecchia con malattie sempre più croniche”.