Confindustria: l’Italia non cresce, manovra né facile né indolore

Roma – Fotografia a tinte forti quella scattata dal Centro studi Confindustria nella Congiuntura flash. “L’Italia non cresce: gli investimenti sono attesi in calo, i consumi sono deboli e con prospettive incerte”, spiega Confindustria. “Il Pil italiano nei primi mesi del 2019, come atteso, ha smesso di ridursi. Ma lo scenario a inizio II trimestre resta fragile e incerto. A gennaio-febbraio la produzione industriale e’ risalita, recuperando dal crollo di fine 2018, ma in gran parte per ricostituzione di scorte, facendo presagire una nuova flessione a breve. Anche il fatturato e’ risalito (+0,2% a febbraio), specie grazie ai beni strumentali. Preoccupa, pero’, il calo degli ordini industriali (-2,7%), soprattutto esteri”. “A marzo poi il Pmi e’ sceso ancora nella manifattura, in zona contrazione (47,4), pur salendo nei servizi”. “Il Governo – prosegue l’analisi di Confindustria – non dice, nel Def, come intende procedere. Si accenna a una riforma fiscale, che e’ una priorita’, ma senza indicare dove recuperare le risorse. L’assenza di decisioni crea incertezza, mentre andrebbe restituita fiducia: alle famiglie, per evitare che accrescano il risparmio a fini precauzionali; alle imprese, affinche’ aumentino la propensione agli investimenti; agli investitori, perche’ si riduca il premio al rischio e scendano i tassi di interesse sui titoli di Stato”. “La scrittura della prossima manovra sara’ un arduo esercizio; non ci sono opzioni ne’ facili, ne’ indolori. Gli aumenti dell’Iva e delle accise previsti dalle clausole di salvaguardia valgono 23,1 miliardi nel 2020. Inoltre, il governo dovra’ reperire le risorse per finanziare le politiche invariate (stimate in 2,7 miliardi nel 2020)”. Si tratta di una manovra “ingente, con effetti recessivi: secondo stime Csc, se scattassero gli aumenti delle imposte indirette farebbero diminuire la dinamica del Pil dello 0,3% (riducendo il deficit di 0,9 punti di Pil)”.