Roma – Le Olimpiadi rischiano di essere un palcoscenico mondiale per i prodotti Made in Italy taroccati dei quali il Brasile è un grande produttore, dal Parmesao alla pomarola fino al salame Milano tutto carioca. E’ l’allarme lanciato all’assemblea della Coldiretti dal presidente Roberto Moncalvo che ha mostrato dal vivo questi esempi insieme al presidente del Coni Giovanni Malago’ presentando l’accordo con Casa Italia per Rio 2016 #Riomangioitaliano. Con questo accordo l’obiettivo della Coldiretti – ha sottolineato Moncalvo – è garantire durante i giochi un menu autenticamente tricolore agli atleti italiani, ma anche contrastare il dilagante fenomeno dell’italian sounding a tavola che toglie spazi di mercato al vero Made in Italy. Un inganno in cui rischiano di cadere anche le centinaia di migliaia di tifosi che da tutto il mondo arriveranno in Brasile per seguire le Olimpiadi e che – sottolinea la Coldiretti – potrebbe provocare un grave danno economico e di immagine alla produzione Made in Italy. Sui banchi dei supermercati e nei ristoranti del Brasile è possibile acquistare prodotti e piatti che – denuncia la Coldiretti – richiamano in modo spudorato ai cibi piu’ tipici dell’Italia senza avere nessuna delle caratteristiche qualitative, di sicurezza e di legame con il territorio nazionale. L’azione di una task force della Coldiretti ha permesso di scoprire la commercializzazione di prodotti come il Gran formaggio tipo grana, la pomarola, il Parmesao e il salame tipo Milano rigorosamente Made in Brasile. Tutti prodotti che – continua la Coldiretti – possono trarre in inganno sulla reale origine anche perché spesso le confezioni richiamano nei colori al tricolore e nelle immagini all’Italia. Gli atleti azzurri – precisa la Coldiretti – sono gli ambasciatori dell’italianità nel mondo, che trova proprio nell’alimentazione il suo carattere più distintivo. Il falso made in Italy a tavola vale nel mondo 60 miliardi di euro, pari a quasi il doppio del valore delle esportazioni dei prodotti alimentari nazionali originali. L’agropirateria internazionale utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale e frena le potenzialità dell’export che nel 2015 – conclude la Coldiretti – ha raggiunto la cifra record di 36,9 miliardi di euro.