Milano. Domani 30 giugno chiudono, dopo le scuole elementari, anche le scuole materne Comune di Milano – precisa una nota sindacale – per tanti significa l’avvicinarsi di un periodo sereno di ferie o vacanze, ma non per tutti. Per le lavoratrici che hanno garantito da settembre a giugno i servizi di ristorazione, pulizia e ausiliari nelle scuole milanesi si avvicinano due mesi (tre per quelle elementari) in cui non percepiranno alcuna retribuzione, ne assegni famigliari. In Italia tutti i lavoratori, anche quelli che svolgono anche solo 13 settimane di lavoro all’anno, percepiscono la Naspi, nei periodi in cui non per loro responsabilità sono senza occupazione. Le lavoratrici che operano negli appalti scolastici, 2000 solo a Milano, sono invece prive di qualsiasi sostegno al reddito per il periodo di sospensione scolastica. Questo è un problema legato alla normativa che nonostante le numerose richieste del sindacato il governo non ha ancora cambiato. Ma queste lavoratrici vengono ulteriormente penalizzate dal punto di vista pensionistico: devono lavorare 60 anni per maturare 40 anni di contributi. Infatti a loro, lavoratrici part time con sospensione estiva, l’Inps non considera per il diritto all’accesso alla pensione 52 settimane all’anno, ma solo 40 o 44 a secondo se svolgono la loro attività nelle materne o nelle scuole elementari. Questo determina che una lavoratrice part-time di 15 ore di lavoro settimanale impegnata nei servizi scolastici nelle elementari per ogni anno di lavoro si veda riconosciute ne le 52 settimane, ne le 40 lavorate ma solo 29. Mille lavoratrici sottoscrivono una vertenza all’Inps patrocinata dalla Filcams-Cgil. La Corte Europea ha stabilito che la normativa italiana sul part-time verticale ciclico viola il divieto di discriminazione imposto dalla normativa nr 98/81 in quanto esclude i periodi non lavorati dal calcolo dell’anzianità contributiva. La Corte di Cassazione ha ribadito tale principio.