Made in Steel: incertezza e crescente protezionismo

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Made in Steel: incertezza e crescente protezionismo

Milano – Incertezza, sovraccapacità produttiva globale e crescente protezionismo. Sono queste tre delle principali preoccupazioni che sono emerse durante la conferenza stampa di presentazione dell’undicesima edizione di Made in Steel, la Conference & Exhibition internazionale dedicata alla filiera dell’acciaio organizzata da siderweb – La community dell’acciaio, che si terrà il 6, 7 e 8 maggio nei padiglioni 22 e 24 di fieramilano Rho. Nell’analizzare la congiuntura economica che sta caratterizzando il comparto siderurgico, il coordinatore contenuti e strategie editoriali di siderweb, Emanuele Norsa, ha sottolineato come «la rielezione di Trump, i dazi su molti Paesi e le possibili risposte da parte dell’Unione europea non fanno che accrescere l’instabilità. È l’effetto domino di queste misure e contromisure a sconvolgere i piani della filiera. Gli Stati Uniti rappresentano, infatti, per la siderurgia italiana ed europea una quota ridotta dell’export, rispettivamente l’1,8% e l’11,1%, e i dazi avranno quindi un impatto specifico ridotto sull’acciaio. Tuttavia, la filiera risente degli effetti sui prodotti che contengono acciaio e sull’impatto indiretto derivato dalla ricollocazione di volumi da parte di Paesi terzi che guarderanno all’Europa come a un nuovo mercato di sbocco», ha continuato Norsa. A livello di prezzi, «le materie prime stanno vivendo un momento particolare. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo assistito a una discesa delle quotazioni del minerale di ferro e, tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, a una sua stabilizzazione sotto i 100 dollari la tonnellata. Il rottame ha avuto una discesa molto più accentuata rispetto alle aspettative. Di conseguenza, arriviamo a Made in Steel interrogandoci rispetto a quanto durerà e dove ci porterà questa discesa» ha sottolineato. Nel frattempo, il trend dei prodotti finiti ha seguito quello delle materie prime: «Dopo i picchi toccati nel 2021, abbiamo assistito a un andamento negativo, con tendenze simili per Europa, Nord America, Italia e Cina almeno fino al 2024. L’arrivo di Trump e delle tensioni commerciali sta spingendo al rialzo il mercato americano, mentre gli altri stanno accentuando la propria tendenza ribassista» ha aggiunto. Nonostante le difficoltà, «i margini di produzione delle acciaierie sono in ripresa rispetto al fondo toccato nell’estate 2024, seppur rimangano su livelli bassi rispetto al 2023. La ripresa non è ancora sufficiente a dare respiro a tutta la filiera, ma sicuramente stiamo assistendo a un rifiato che ci fa arrivare a Made in Steel con una buona notizia», ha concluso. Un momento complesso che, secondo il direttore generale di Federacciai, Flavio Bregant, è segnato da una «fase di mercato caratterizzata da una grande sovraccapacità produttiva globale e ciò ha originato una fortissima tensione competitiva. La Cina, in particolare, ha visto calare la propria produzione, ma allo stesso tempo il consumo interno è sceso in modo maggiore. Non a caso il 2024 è stato un anno record per le esportazioni cinesi, che hanno messo sotto pressione i mercati globali, anche a causa di comportamenti scorretti». A ciò si è aggiunto «il crescente protezionismo. Non solo i dazi di Trump, ma anche le restrizioni al commercio adottate da molti altri Paesi. Queste misure stanno influenzando direttamente la siderurgia, in particolare quelle aziende che hanno contratti bloccati e merce ferma in magazzino; avranno anche effetti indiretti molto più forti. Pensiamo cosa causeranno le distorsioni dei flussi commerciali verso l’Unione europea causate dalla chiusura dei principali mercati. Da qui discende la grandissima necessità di difesa dei settori ritenuti strategici da pate dell’Europa», ha concluso Bregant. Secondo il direttore generale di Assofermet, Luca Carbonoli, «le tensioni commerciali stanno causando un generale rallentamento economico che rischia di portare nuovamente a una diminuzione della domanda di acciaio. Calo dei consumi che avrebbe un impatto molto pesante sull’intera filiera, ma che non viene preso in considerazione dallo Steel Action Plan europeo. A nostro avviso, esso rappresenta un nodo cruciale per il settore e servono urgenti misure per fare in modo che le imprese restino a produrre in Europa e consumino l’acciaio europeo. Ci auguriamo quindi che il Piano d’azione sia applicato in modo rapido e tenendo conto delle esigenze di tutte le singole parti della filiera siderurgica, con misure di stimolo rivolte anche ai settori a valle che hanno nell’acciaio una delle loro principali materie prime», ha detto Carbonoli. Made in Steel sarà anche un momento di incontro e di dialogo con il settore siderurgico anche per il mondo del credito, come ha sottolineato il Chief Corporate & Investment Banking Officer di BPER Banca, Marco Mandelli: «Non possiamo che essere vicini a un’industria strategica e fondamentale per l’economia come quella dell’acciaio. In questo comparto, BPER Banca alloca oltre 2,5 miliardi di euro di affidamenti. Per noi è cruciale capire sempre di più le dinamiche e la ciclicità che caratterizzano la siderurgia. Crediamo che più un’industria è ciclica, più sono necessari dialogo e collaborazione tra banca e impresa, in modo da capire gli andamenti e individuare insieme le prospettive future. Riconosciamo alla siderurgia diversi meriti, in particolare quello di aver investito tanto in passato. Riteniamo soprattutto che le imprese di questa filiera sappiano affrontare le difficoltà e anche coglierne gli aspetti positivi, riuscendo a capitalizzare e a investire. Per questo, oggi la siderurgia italiana è più forte, più competitiva e più capace di sopportare i momenti negativi, come quello attuale. Non abbiamo ora grande visibilità sul futuro, ma crediamo che il 2025 possa essere un anno migliore del 2024», ha concluso Mandelli.