Libro inchiesta: “Il turismo che non paga”
Milano – Tutti, almeno una volta, abbiamo sentito la frase fatta: “Le nostre isole e le nostre città d’arte potrebbero vivere di solo turismo”. Ma è davvero così? Cosa succede quando una spiaggia diventa “instagrammabile”, un borgo “autentico”, una città “d’arte”? Più che una risorsa, il turismo rischia di diventare un’arma a doppio taglio per territori e comunità. È questo il punto di partenza di “Il turismo che non paga”, il nuovo libro-inchiesta della collana VerdeNero di Edizioni Ambiente, in cui la giornalista Cristina Nadotti smonta uno dei luoghi comuni più diffusi: il turismo non è una soluzione miracolosa per lo sviluppo, ma un fenomeno che, sempre più spesso, produce squilibri, diseguaglianze e pressioni insostenibili sui territori. Disponibile in tutte le librerie e sul sito di Edizioni Ambiente, “Il turismo che non paga” è un’indagine lucida e approfondita sul lato oscuro del turismo italiano, realizzata in collaborazione con Legambiente e con la prefazione del giornalista Ferdinando Cotugno. Viviamo in un Paese che attira milioni di visitatori ogni anno. Ma cosa significa tutto questo per chi quei luoghi li abita? Cristina Nadotti racconta con rigore giornalistico e voce empatica l’impatto reale del turismo intensivo su città d’arte, borghi, isole e aree naturali. Dai treni pieni di pendolari che non riescono più a salire, agli affitti impazziti che espellono studenti e residenti dal centro delle città, fino alla fragilità delle spiagge e preziosi angoli di natura trasformati in set per i social e location per “photo opportunity”. “Il turismo che non paga” è una fotografia potente, lucida e necessaria di un’Italia sotto pressione. Il libro mette sotto la lente casi emblematici come Venezia, le Cinque Terre, la Sardegna, la Sicilia, le Dolomiti e molte altre mete iconiche, senza fermarsi alla denuncia. Non si tratta di criminalizzare i turisti o chi lavora nel settore, ma di proporre una visione nuova: un turismo che non divori i territori, ma li rispetti. Accanto alle distorsioni del modello dominante, il libro presenta esperienze virtuose e modelli alternativi di turismo più giusto, lento e sostenibile, da cui attingere per un futuro diverso. In un’epoca segnata dalla crisi climatica e dall’urgenza di ripensare il nostro rapporto con i territori, “Il turismo che non paga” è un contributo prezioso per chi amministra, per chi vive nei luoghi turistici, per chi lavora nel settore e per chi viaggia. Un libro che parla al presente, con lo sguardo rivolto al futuro. Come scrive Ferdinando Cotugno nella prefazione: “Il turismo è qui per rimanere, ed è qui per crescere: riformarlo in modo profondo richiede radicalità, e la radicalità ha bisogno di appoggiarsi ai fatti. Spero e credo che questo libro diventerà la base di lunghe discussioni nelle assemblee dei movimenti che si stanno organizzando contro l’estrattivismo turistico. […] Un mondo senza turismo non è né possibile, né auspicabile, ma il turismo ha bisogno di cambiare rapidamente, innanzitutto per il suo stesso bene. Vorrei che leggessero questo libro anche le persone che lavorano proprio in questo settore: è nel loro interesse capire che una riforma giusta e radicale di certe pratiche è urgente e necessaria.” L’obiettivo è mettere in luce temi ambientali sempre più urgenti: dalle migrazioni climatiche all’overtourism in aree fragili, come quelle montane, fino agli impatti della rivoluzione digitale e al degrado del territorio. Il tutto senza trascurare le politiche attive, sia a livello nazionale che internazionale, per contrastare la crisi ambientale. Ogni volume della collana combina giornalismo investigativo, analisi scientifica e una narrazione coinvolgente, rendendo la lettura sia informativa che stimolante, offrendo al lettore una comprensione profonda delle questioni ambientali attuali e delle loro implicazioni sociali.