Cappelletti (Cgil): ridurre il divario sociale, intervenire su lavoro, sanità, casa

Cappelletti (Cgil): ridurre il divario sociale, intervenire su lavoro, sanità, casa

Milano – Valentina Cappelletti, è appena stata eletta segretaria regionale della Cgil in Lombardia. Un compito complesso come sono difficili e complicati da affrontare i temi sul tappeto, dal lavoro alla sanità. Ha iniziato a lavorare nel sindacato con la Fiom di Milano e poi nel settore chimico con la Filcem e ancora nella Filcams, poi nel 2023 è entrata a far parte della segreteria della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano. Dunque conosce bene il mondo del lavoro in tutte le sue articolazioni. “Il nostro progetto – spiega la neo segretaria Cgil – ha l’ambizione di ridurre il divario sociale, generare valore con politiche sostenibili, riconoscere a chi lavora e a chi ha lavorato il giusto contributo nella distribuzione della ricchezza, migliorare le condizioni di vita di tutti coloro che abitano i nostri territori, non importa quale sia il loro passaporto, età, genere, cultura. Questi sono anche gli obiettivi della campagna per i cinque referendum, perché pensiamo che la qualità della nostra democrazia si difenda non armando i confini ma ricostruendo la fiducia nella possibilità di cambiare in meglio le vite di tutte e tutti”. Partiamo dall’economia. La Lombardia è leader in Italia ma il terremoto Trump rischia di indebolirla. “C’è un tema di qualità della struttura economica della Lombardia che, se si confronta con le altre regioni italiane, non ci aiuta a vedere bene i problemi: occorre confrontarci coi competitor europei. Ma i problemi dell’economia lombarda sono precedenti il ciclone Trump. Siamo una regione nel mezzo di catene produttive lunghe, poiché concorriamo alla realizzazione di beni e servizi, lavoriamo con altri e bisogna fare attenzione anche alla situazione di altri paesi, come la Germania. I mercati di sbocco sono europei e non solo, subiamo due volte i rischi di aggiustamento. Dobbiamo evitare alleanze politiche che non giovano a quelle economiche e commerciali della nostra realtà. Poi c’è il rischio concreto che le imprese leader di filiera si rilocalizzino negli Usa, anche per fare ricerca, noi saremmo in difficoltà. Al momento i segnali sono contraddittori. Serve un indirizzo chiaro delle politiche pubbliche in tutti gli ambiti”. Lo stato della sanità lombarda è oggetto di cambiamenti ma i problemi sono molti. “C’è la battaglia per il diritto alla salute. Noi temevamo che il modello organizzativo e culturale su cui si era costruito, dall’epoca di Formigoni in avanti, il sistema sanitario lombardo, avendo indebolito moltissimo la capacità del pubblico, sia nel programmare che nell’erogazione delle prestazioni, l’abbia messo nelle condizioni di non poter impiegare al meglio le magre risorse oggi disponibili attraverso il Pnrr. Facendo svanire il progetto di una nuova territorialità dell’offerta di cura. Oggi bisognerebbe dare riequilibrio a favore del pubblico. Le strutture pubbliche hanno troppi vincoli, sono svantaggiate rispetto ai privati che, tra l’altro, possono selezionare le prestazioni scaricando sul pubblico quelle coi costi maggiori”. C’è anche il problema del personale, medici e infermieri che mancano. ”Da anni assistiamo alla migrazione del personale del pubblico verso il privato, perché le condizioni economiche e non solo sono migliori. Lo vediamo nella sanità e anche nel settore sociosanitario”. Dunque serve una svolta netta e coraggiosa secondo la Cgil. In alcune parti della regione il problema dell’abitare è diventato drammatico. Regione Lombardia con le Aler ha responsabilità pesanti. Ma anche il tema dell’accessibilità alla casa – diventata un bene d’investimento – rappresenta una distorsione. In tutto questo anche le Aler, che hanno venduto immobili per fare cassa, hanno commesso un grave errore”. Anche operazioni apparentemente utili hanno un percorso accidentato. “Un esempio: gli studenti fuori sede, grazie al Pnrr potevano avere una possibilità con alloggi costruiti su misura ma gli operatori privati non sono riusciti a contenere i prezzi. E oggi siamo punto e da capo, si aumenta l’offerta ma anche i prezzi”. Insomma il problema casa è rimasto tale. “Con effetti espulsivi su popolazioni urbane e anche lavoratori che non trovano un alloggio. Oggi le risposte mancano”.