Milano: calano gli affitti turistici
Milano – La mappa degli affitti brevi a Milano si dirada, lo scrive Il Corriere Della Sera. Più regole e meno puntini sulla cartina. D’altronde, in tre mesi — da dicembre scorso al 13 marzo — un alloggio su tre è scomparso dal mercato. I numeri sono chiari: se prima di Natale in città si contavano 22.627 case «turistiche», ora siamo a 16.114. Un calo del 29 per cento, che equivale a 6.513 soluzioni in meno. Lo spartiacque degli affitti brevi ha una data: Capodanno 2025. Il primo gennaio era l’ultimo giorno per richiedere il cosiddetto Cin (codice identificativo nazionale), che associato a ogni sistemazione censisce tutte le strutture ricettive in un’unica banca dati del Ministero (al momento, in Italia, l’85 per cento delle sistemazioni è registrato; stessa percentuale in Lombardia e 82 per cento a Milano). Un carico burocratico che sembra disincentivare i proprietari di casa. Infatti, se è vero che i numeri testimoniano una decisa discesa, una lettura più attenta tra gli esperti del settore porta a un’altra riflessione: a resistere sulle piattaforme sono gli host che facevano di quest’attività il proprio lavoro (cosiddetti super host) o che si erano attrezzati in tempo rientrando nel nuovo perimetro regolamentare. Nessuna «bolla scoppiata», ma un calo fisiologico. Airbnb è stato infatti uno dei primi sostenitori del Cin. Non c’è solo il codice, però. Nell’ultimo anno la «stretta» sugli affitti brevi è passata anche attraverso un iter via via più articolato che ha compreso un giro di vite sulla sicurezza in casa: dall’estintore al rilevatore di monossido e di gas combustibile. C’è poi la questione lock box: una circolare ministeriale prevede il check-in de visu e non più online. Infine, l’avviso da inviare per l’inizio dell’attività e la comunicazione del numero di clienti e della loro presenza. (…)