Nursing Up: no all’assistente infermiere
Roma – Il Sindacato Nursing Up “alza la voce” ed esprime ancora una volta forte preoccupazione in merito alla discussa e controversa figura dell’assistente infermiere, un’operazione che rischia di compromettere ulteriormente la qualità dell’assistenza sanitaria e il riconoscimento professionale degli infermieri ed ostetriche, già nel pieno, da troppo tempo, di un vortice di deficit, disorganizzazione e iniquità. “La frettolosa e discutibile decisione di alcune Regioni, in primis Lombardia e Valle d’Aosta, che rischia di scatenare una pericolosa reazione a catena, di anticipare i tempi per l’inserimento di questo nuovo operatore senza un adeguato confronto con le rappresentanze sindacali, prima ancora che ne sia stato discusso ed eventualmente approvato l’inserimento contrattuale a livello nazionale (la proposta dell’ARAN è stata rispedita al mittente) e senza una chiara riorganizzazione dei ruoli dei professionisti sanitari ex legge 43/2006, rappresenta una scelta miope e dannosa per tutto il sistema sanitario ”. Esordisce così nella sua disamina Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up. “La grave carenza di infermieri in Italia, stimata in almeno 175mila unità, non può essere affrontata unicamente con l’introduzione di figure ibride e soprattutto pericolosi surrogati professionali. È impensabile che si possa garantire un’assistenza sicura ed efficace attraverso un operatore che, con sole 500 ore di formazione, verrà chiamato a svolgere attività sanitarie, che richiedono una preparazione approfondita, e che vengono oggi garantite dagli infermieri. Invece di incentivare l’accesso alla professione infermieristica con investimenti mirati e migliori condizioni contrattuali, si cerca una scorciatoia, l’ennesima, per tappare le falle di un sistema al collasso”, continua De Palma. Perché una studentessa, o uno studente, dovrebbero scegliere di laurearsi in infermieristica, o pensare di diventare un’ostetrica, affrontando anni di studio e tirocini impegnativi, se poi si troveranno a essere quasi equiparati, economicamente, a chi ha seguito un corso di 500 ore? continua De Palma. Se davvero si vuole affrontare il problema, bisogna partire dalla valorizzazione delle competenze esistenti e occorre rivedere l’organizzazione del lavoro nelle strutture sanitarie, e garantire un riconoscimento economico adeguato ai professionisti sanitari. Ci opponiamo fermamente all’ idea di chi sostiene, invece, che sia quasi normale sgravare l’infermiere di alcune funzioni sanitarie di base, per affidarle all’assistente, cosa che invece riteniamo pericolosa, per gli effetti negativi che produce, in primis a livello contrattuale. E’ evidente che, funzioni di base non significa sempre e comunque funzioni semplici, anzi, ve ne sono tra queste tante che richiedono comunque una preparazione specifica che l’assistente infermiere non possiede affatto, pensiamo all’esecuzione di ECG, alla gestione delle stomie, alla somministrazione di farmaci per via orale e persino intramuscolare e sottocutanea. Per De Palma «se mancano gli infermieri, aumenta la mortalità dei pazienti. Lo dimostrano studi internazionali: secondo Science Direct, negli ospedali congestionati e con carenza di personale sanitario, la mortalità aumenta tra l’8 e il 10%. La nostra battaglia è chiara: in ambito assistenziale, occorre investire sulle competenze e sulla valorizzazione professionale degli infermieri e delle ostetriche. L’introduzione di una figura non sanitaria come l’assistente infermiere, senza gli importanti e attesi interventi sulla struttura organizzativa, che tengano conto delle elevate potenzialità professionali delle altre figure sanitarie, a tutt’oggi ancora non valorizzate idoneamente, non è la risposta ai problemi del sistema, ma un pericoloso palliativo, che rischia di abbassare la qualità dell’assistenza e di compromettere il percorso professionale degli infermieri e delle ostetriche ». “L’assistenza sanitaria italiana ha bisogno di professionisti qualificati, non di compromessi che mettono a rischio l’assistenza, e quindi la salute di tutti”, conclude De Palma.