Nasce l’editing genetico

Nasce l’editing genetico

Milano – Nel 2018 – scrive Il Sole 24 Ore – il ricercatore cinese He Jiankui annunciò la nascita di due bambine, Lulu e Nana, i cui genomi erano stati modificati nel tentativo di renderli immuni al virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Ciò suscitò indignazione internazionale, l’arresto di He Jiankui e numerosi appelli per una moratoria sull’editing genetico riproduttivo. In particolare, He Jiankui stava lavorando al di fuori delle normative nazionali e del consenso internazionale sull’editing genetico e altre ricerche embrionali, violando principi più generali dell’etica della ricerca, come il requisito del consenso informato. Nature ha aperto il 2025 con un editoriale intitolato “C’è bisogno di parlare di editing del genoma umano”. Sottotitolo: “Tra alcune decine di anni, le tecnologie di editing genetico potrebbero ridurre la probabilità di malattie umane comuni. Le società devono utilizzare questo tempo per prepararsi al loro arrivo”. Il tema è delicatissimo e Nature stessa mette le mani avanti: “Stiamo pubblicando questo lavoro perché è importante iniziare una conversazione su cosa potrebbe accadere se le tecnologie di editing genetico più sofisticate diventassero disponibili, cosa che potrebbe accadere entro 30 anni”. Altrimenti detto: gli ultimi cento anni hanno mostrato che le nuove tecnologie vengono sviluppate prima che si avvii una discussione sui loro impatti etici, sociali e ambientali: cerchiamo di non ripetere l’errore. Sulla rivista ha pubblicato un lavoro secondo cui l’editing poligenico del genoma negli embrioni umani e nelle cellule germinali dovrebbe diventare realizzabile nei prossimi tre decenni. Sulla sicurezza di queste procedure non sappiamo praticamente nulla, ma le conoscenze scientifiche attuali sono tali che, per la prima volta nella storia, ciò potrebbe dare una spinta decisiva anche alle ricerche relative alla sicurezza.