Due arresti per il bracciante morto in Puglia
Bari – Nuovi sviluppi in merito alla morte di Satnam Singh, il bracciante agricolo rimasto ucciso mentre lavorava nelle campagne di Latina, dissanguato a causa della emorragia causata da un macchinario agricolo in cui si era incastrato col braccio. Con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravato è scattato l’arresto di due persone ritenute responsabili e in concorso tra loro. I provvedimenti sono stati eseguiti dai carabinieri del comando provinciale di Latina. Secondo indiscrezioni, uno di loro sarebbe Renzo Lovato, cotitolare dell’azienda assieme al figlio, accusato di omicidio colposo. La vicenda del 30enne indiano nell’estate del 2024 ha riempito a lungo le pagine dei giornali gettando un’ulteriore attenzione al tema dello sfruttamento dei migranti nelle campagne italiane, anche alla luce del comportamento del suo datore di lavoro, accusato di averlo lasciato agonizzante a morire dopo aver perso l’arto: Satnam Singh, se fosse stato soccorso per tempo, si sarebbe potuto infatti salvare. Singh, che non aveva un contratto di lavoro regolare, venne agganciato dal macchinario avvolgiplastica a rullo, trainato da un trattore, che gli ha tranciato il braccio destro e schiacciato gli arti inferiori. Nessuno chiamò i soccorsi: l’uomo fu caricato su un van e abbandonato nei pressi della propria abitazione, mentre il braccio tranciato era stato lasciato in una cassetta per la raccolta degli ortaggi. E aveva suscitato indignazione l’intervista al Tg1, quando Renzo Lovato, titolare della ditta dove lavorava la vittima, e già indagato dal 2019 per caporalato, aveva detto ai giornalisti che Singh aveva “commesso una leggerezza costata cara a tutti”.