Gli Ncc contro i tassisti: stop alla lobby

NCC - Noleggio con conducente

Gli Ncc contro i tassisti: stop alla lobby

Firenze – Adesso si è superato ogni limite. Senza alcun pudore Unica Taxi Cgil si scaglia ancora una volta, in maniera scomposta ed indiscriminata contro la categoria del Noleggio con conducente, proprio in un momento così delicato per tutto il comparto. L’ennesima dura presa di posizione di Unica Taxi Cgil che, invece di cercare soluzioni condivise, getta benzina sul fuoco, attraverso un comunicato stampa delirante, a seguito della riunione tenutasi presso il Ministero dei Trasporti alla presenza del ministro Matteo Salvini il 3 aprile scorso, è la rappresentazione plastica che la propaganda può forse abbindolare le masse ma non è lo strumento per arginare i problemi. L’associazione di categoria 8Punto Zero di Firenze, che si rivolge non solo alle imprese esercenti attività di trasporto persone, inquadrate come servizi pubblici non di linea, ma anche a tutte le imprese legate alla filiera turistica, passa al contrattacco e, dopo aver sempre mantenuto posizioni moderate, cercando sempre un dialogo con tutti, adesso non tollera più certe assurde generalizzazioni che mettono in cattiva luce aziende Ncc che creano migliaia e migliaia di posti di lavoro e producono ricchezza attraverso il loro lavoro e i loro redditi. Un comunicato che fa apparire le aziende di Noleggio con conducente come imprese abusive “dal distorto uso dei titoli autorizzativi”, come si legge nel comunicato. “Siamo al limite del paradosso. Si continua a parlare di deregolamentazione del settore quando i tassisti a Roma hanno sottoscritto accordi con la multinazionale Uber che, come ricordiamo bene, hanno sempre osteggiato con scioperi infiniti, facendo finta che quella fosse la causa di tutti i mali – commenta il presidente di 8Punto Zero Leonardo Frullini -. Continuiamo ad assistere a governi che appoggiano una sola categoria a dispetto di tutte le altre, che ascoltano e assecondano solo la lobby che più gli conviene soprattutto sotto elezioni, ovvero quella dei tassisti, una categoria che continua a dettare regole contro un’altra categoria, la nostra, quella degli Ncc, non comprendendo ancora che svolgiamo mestieri diversi. Una guerra che non abbiamo iniziato noi ma che hanno sempre innescato loro, cercando continuamente lo scontro. Come in questo momento”. Infatti, le bozze dei decreti attuativi che il ministro vorrebbe approvare entro marzo 2025 e di cui si parla in questi mesi, fanno seguito ad una legge scritta tra il 2018 e 2019 dall’allora governo Lega-5 stelle, su sollecitazione proprio dei tassisti. Nel loro comunicato Unica Taxi Cgil parla “dell’agire non regolamentato delle multinazionali in combinato disposto con il silenzio assenso rispetto alle aziende che operano al di fuori delle regole del settore”, dimostrando palesemente di non sapere di che cosa si parla. Con vergognosa ipocrisia i tassisti invocano per gli Ncc “corrispettivi governati dal tassametro e da precise determinazioni in materia tariffaria”, proprio loro, unica categoria rimasta in Italia a non emettere né scontrini fiscali, né fatture, che non paga l’Iva e che dichiarano 10mila euro di redditi all’anno, senza che nessuno si prenda la briga di andare a verificare gli effettivi incassi, e si permette pure di fare pressioni ogni volta lo ritenga opportuno minacciando scioperi ad oltranza. Parlano di “mercato libero senza regole” che avrebbe “peggiorato la qualità del servizio a discapito degli utenti”, proprio loro che, soprattutto nelle grandi città, continuano ad offrire un servizio umiliante, con migliaia e migliaia di corse inevase, opponendosi in maniera illogica all’aumento delle licenze che offrirebbero, invece, un servizio migliore ai cittadini e ai turisti in visita al nostro Paese, accampando scuse fantasiose. Sempre Unica Taxi Cgil si lamenta della “legalizzazione che degrada il settore” quando a degradarlo sono solamente loro. Finiscono farneticando sostenendo che loro difendono il lavoro e combattono il “caporalato tecnologico”. L’unica cosa che difendono, invece, sono i propri interessi fiscali e personali, a discapito di tutte le altre categorie del comparto turistico che osano mettersi sulla loro strada. “Ci sentiamo presi in giro come imprenditori di una categoria composta da aziende importanti con migliaia di operatori, che producono Pil e pagano le tasse, contribuendo in maniera significativa ad offrire un servizio di altissimo livello a quel turismo alto spendente che genera fatturati enormi in tutti i settori e che non è certo quello che usufruisce dei taxi – conclude il presidente Frullini -. Svolgiamo un lavoro estremamente diverso da quello dei tassisti. Finché non si comprenderà che questi sono due settori completamente agli antipodi, che svolgono mansioni e servizi totalmente diversi, complementari ma non sovrapponibili, rivolgendosi ad una clientela del tutto differente, e che pertanto devono essere assoggettati a regole diverse, continueremo a sentire i deliri dei tassisti, che agiscono indisturbati con la connivenza dei governi di turno. Anche il governo Meloni non può prestare il fianco ad una categoria che non vuole il bene dell’utenza come fa finta di dichiarare ma solo quello proprio, al fine di continuare ad usufruire di privilegi fiscali rispetto al servizio scadente che offre, ed essendo disposta a tutto pur di ottenerlo, anche a quello di calpestare il lavoro degli altri”.