Start WE up: il nuovo Manifesto per l’imprenditoria femminile

Roma – Titolarità e governance femminili almeno al 51%, definizione unica europea di impresa femminile, fondi strutturali per la nascita e il consolidamento di imprese guidate da donne, bandi che tengano conto della certificazione della parità di genere e dell’equa distribuzione di risorse tra imprenditrici e professioniste. Sono solo alcuni dei contenuti del “Nuovo Manifesto Europeo per l’imprenditoria femminile”. E ancora, tra i punti innovativi c’è un netto sì al salario minimo e sì a ulteriori tagli del cuneo fiscale, due politiche non alternative bensì complementari, entrambe utili ad affrontare l’ineludibile tema salariale in Italia. Sì al rispetto piano nidi previsto nel PNRR che oggi sembra a rischio, sì a ulteriori investimenti su modello voucher servizi con tetto per singola committenza per agevolare la nascita di soluzioni private di assistenza e cura: un’occasione di imprenditoria femminile e non solo, visto che i white jobs sono tra i pochi impieghi promettenti sul mercato lavoro. Massima attenzione su codice degli appalti e DL Enti perché non sparisca la premialità legata alla certificazione di genere. E infine abbiamo grandi progetti concreti che stiamo mettendo in cantiere, come un hub per l’imprenditoria nel Lazio e a Roma, che porti l’eccellenza a risplendere ma sia anche un laboratorio alternativo di politiche attive per il lavoro capace di formare e collocare donne in difficoltà. ” Mancano infatti poco più di 100 giorni per la consegna a Bruxelles della revisione finale del PNRR “made in Italy”, e il lavoro da fare per intraprendere un reale cambiamento è ancora notevole, soprattutto se si parla di pari opportunità. A portare l’attenzione su questo tema, declinandolo sul versante lavoro e occupazione femminile, sono il Gruppo Donne di Confimi Industria e LeContemporanee con il supporto del Parlamento Europeo e con il contributo di numerose associazioni datoriali e del terzo settore che hanno partecipato alla stesura del documento. Un Manifesto di proposta e di indirizzo per il Parlamento Europeo sì ma in primis per il Governo italiano. E se a scrivere il documento sono intervenute associazioni datoriali come Coldiretti, Fipe-Confcommercio, Conflavoro PMI, Alleanza per le cooperative e associazioni del terzo settore come, Base Italia, Donne 4.0, EWMD – European Women’s Management and Development Network, FuoriQuota, GammaDonna, Inclusione Donna, inGenere, Obiettivo 5 srl, Soroptomist International d’Italia, Young Women Network, con l’apporto anche di Unioncamere e Enea – Donne in classe A, i temi sono stati discussi anche con tutto l’arco parlamentare. Ai lavori, infatti, sono intervenuti infatti Elena Murelli, Senatrice (Lega) Commissione Affari Sociali; Chiara Gribaudo, Deputata (PD) Vicepresidente Commissione Lavoro pubblico e privato; Elena Bonetti, Deputata (IV) Ex Ministra per le Pari Opportunità; Alessandra Gallone, Consigliera MASE e MUR (FI). A guidare i lavori della giornata Vincenza Frasca (Gruppo Donne Confimi) e Valeria Manieri (LeContemporanee) che fin da subito hanno coinvolto e condiviso con le rispettive reti il progetto ambizioso per addivenire a un Manifesto che rappresentasse in toto il mondo del lavoro: imprenditrici, professioniste, lavoratrici.  Vincenza Frasca, presidente Gruppo Donne Confimi Industria ha sottolineato che “Il manifesto di oggi rappresenta un importante punto di arrivo per l’imprenditoria femminile, frutto di un lavoro di concertazione orientato a raggiungere obiettivi comuni.  La sua forza sta nell’essere un Manifesto di proposte condivise, al di là della maglia associativa indossata. È il frutto della comune passione di fare impresa. La volontà di esprimere le nostre aspirazioni, talenti e maestranze. Le proposte hanno uno stampo sociale affinché i cambiamenti trovino naturali radici in primis in seno alla classe imprenditoriale, professionale e lavoratrice”. Valeria Manieri founder de LeContemporanee ha ricordato che “Questo Manifesto oggi trova un primo vaglio pubblico con alcune proposte coraggiose e originali, assolutamente bi partisan e condivise da una fetta importante dell’associazionismo. Ma non finisce qui. Proseguiremo con ulteriori adesioni e un cammino che prevede altre tappe e un approdo al parlamento italiano per dettagliare le proposte e trasformarle in disegni di legge. Vogliamo anche che Start WE Up abbia una casa comune in Europa e proprio per questo ci rivolgiamo alle istituzioni UE e in particolare al Parlamento europeo e faremo tappa a Bruxelles a novembre 2023, per ragionare insieme e portare alleanze e consensi verso una definizione unica di impresa femminile, oggi diversa in ogni paese europeo”. A tal proposito sarà fondamentale il contributo della CCIAA degli altri Stati dell’Unione per coinvolgere le imprenditrici di tutta Europa. Associazioni sì ma anche aziende e professionisti si sono unite al coro sposando fin dal principio il progetto. È il caso di Allianz Bank, Schneider Electric, lo studio legale Tonucci&Partners, ANC – Associazione Nazionale dei Commercialisti, Innova Finance, il Coordinamento Donne nel Mondo e Spitelli srl.