Novità sul fronte balneari

Roma – Si riaccendono le speranze dei balneari in vista del pronunciamento della Corte di Giustizia Ue sulle concessioni balneari il prossimo 20 aprile. Nella sentenza della nona sezione, che si è riunita lo scorso 13 marzo, i giudici dell’Alta Corte, hanno scritto: “Gli accordi aventi ad oggetto il diritto di un operatore economico di gestire beni o risorse pubbliche non dovrebbero essere qualificati come concessione di servizi ai sensi della Direttiva Bolkestein”. Nel pronunciamento i giudici ridefiniscono, di fatto, i margini di azione della Bolkestein, spiegando che “la Direttiva 2014/23 (sull’aggiudicazione dei contratti di concessione ndr) ha proceduto ad una armonizzazione esaustiva in materia di concessioni”, riporta lagazzettadelmezzogiorno.it, “tuttavia, affinché una concessione rientri nell’ambito di applicazione di quella Direttiva è indispensabile, segnatamente, che essa sia sussumibile nella nozione di concessione di lavori o in quella di concessione di servizi”. Per chiarire ogni dubbio i giuristi precisano che “ai sensi dell’art.5 della Direttiva costituisce concessione di servizi un contratto a titolo oneroso in virtù del quale l’Amministrazione affida la fornitura e la gestione di servizi ad operatori economici, ove il corrispettivo consiste unicamente nel diritto, accompagnato da un prezzo, di gestire il contratto”. Per tale motivo “gli accordi aventi ad oggetto il diritto di un operatore economico di gestire beni e risorse pubbliche, dove lo Stato fissa unicamente le condizioni generali d’uso senza acquisire lavori o servizi specifici, non dovrebbero essere qualificati come concessione di servizi”.