Manovra 2023: bene bonus mobili, male tassa di soggiorno

Manovra 2023: bene bonus mobili, male tassa di soggiorno

Roma – Valutazione sulle montagne russe dal mondo delle imprese sulla manovra approvata dal Senato. “Un ottimo risultato quello ottenuto, frutto anche del lavoro di squadra delle associazioni della filiera, con Confcommercio in primissima linea. Il nostro obiettivo è ora ottenere pari contributo per il 2024 e, già dai primi mesi del nuovo anno, ci adopereremo in tal senso”. Così il presidente Federmobili, Stefano Calzavara, commenta l’innalzamento dai 5mila euro inizialmente previsti agli 8mila euro approvati dalla commissione Bilancio della Camera del “bonus mobili” previsto per il 2023, mentre nel 2024 sarà di 5mila euro. “Maggioranza e opposizione si uniscono per sbloccare l’aumento delle tasse sui turisti”. Lo denuncia Federalberghi, commentando l’approvazione dell’emendamento che facilita, dal primo gennaio 2023, il raddoppio del valore massimo dell’imposta di soggiorno, da 5 euro a 10 euro a notte per persona. La misura interessa i capoluoghi di provincia in cui la media delle presenze turistiche nei tre anni precedenti sia stata di venti volte superiore al numero dei residenti. “È un pessimo regalo di Natale – dice la Federazione – per le imprese e i lavoratori del turismo delle destinazioni interessate, che con grande fatica si stanno risollevando dal baratro in cui erano sprofondate durante la pandemia e sono tuttora alle prese con la stangata del caro energia”. “Nella legge di bilancio abbiamo ridotto la tassazione sulle mance al 5%, un piccolo segnale di attenzione per far capire che il rapporto Stato-lavoratore e Stato-impresa è un rapporto di collaborazione, non vessatorio”. Così il ministro del Turismo, Daniela Santanché, alla quale Fipe replica esprimendo “un giudizio positivo”. “Il Contratto Collettivo di Lavoro sottoscritto da Fipe vieta le mance perché considerate un aggravio in termini di contribuzione per il datore di lavoro”, spiega il presidente Lino Stoppani. Ora, la riduzione del carico fiscale con una norma che “prevede una tassa del 5% fino al 25% della retribuzione lorda del dipendente va nella giusta direzione – conclude –  anche dal punto di vista della finalità di far emergere il sommerso e favorire il gettito dello Stato”. La legge di bilancio, così come riformulata dal maxiemendamento del Governo, manca di selettività nell’individuare i soggetti passivi della tassa sugli extraprofitti. A rilevarlo è Assopetroli-Assoenergia, che sottolinea come “al di là del condiviso intento solidaristico l’attuale formulazione dell’articolo 28 avrà ripercussioni ingiuste e sproporzionate sulle pmi della distribuzione intermedia”. La modifica introdotta dal Governo, infatti, non esclude il settore della distribuzione, composto da piccole e medie imprese già da tempo in crisi di liquidità. “Sorprende e amareggia – dice il presidente Andrea Rossetti – che ogni rilievo critico anche di Confcommercio sia rimasto inascoltato”. Chi opera nella distribuzione come price taker, non può tecnicamente manovrare i prezzi al consumo e non è in condizione di poter beneficiare del caro benzina registratosi da febbraio ad oggi. Per l’Associazione è poi “fuorviante” anche il benchmark individuato: un incremento dell’utile superiore al 10% rispetto al quadriennio orribile 2018/2021 “non dimostra la sussistenza di extraprofitti. La crisi pandemica e i ripetuti lockdown hanno infatti falcidiato i bilanci di queste imprese”. “L’agognata ripresa nel 2022 non è che il fisiologico ritorno alla semi-normalità. Ciononostante, ci vediamo ingiustamente accomunati alle big corporation dell’oil&gas, delle rinnovabili e degli altri settori indicati, essi sì, in molti casi miracolati dal caro energia. È incomprensibile quanto sta avvenendo. Incomprensibile che, derogando al perimetro chiaro del Regolamento Ue, il Governo abbia voluto includere queste pmi nella base imponibile, con una sovrattassa pesante, per di più non deducibile”, conclude Rossetti