Confcommercio, inflazione: dati in linea con le attese

Roma – Le stime preliminari dell’Istat indicano che l’inflazione su base mensile è aumentata dello 0,5% rispetto al 3,4% di ottobre ed è stabile all’11,8% su base annua (link ai dati completi in pdf). “Dopo l’accelerazione di ottobre – sottolinea l’Istat – l’inflazione sembra aver esaurito la sua spinta anche grazie al calo degli energetici non regolamentati”. Su base annua, i prezzi dei beni mostrano un lieve rallentamento (da +17,6% a +17,5%), mentre rimangono stabili quelli dei servizi (+3,8%); si ridimensiona, quindi, di poco, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -13,8 di ottobre a -13,7 punti percentuali). L’aumento mensile dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici regolamentati (+3,0%), degli Energetici non regolamentati (+2,2%), degli Alimentari lavorati (+1,5%) e dei Beni non durevoli (+0,6%); in calo invece, a causa per lo più di fattori stagionali, i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-0,2%). Commentando i dati preliminari dell’inflazione, l’Ufficio Studi di Confcommercio ha sottolineato che “la stima preliminare dell’inflazione nel mese di novembre è in linea con le attese (la nostra indicazione era di +0,4% congiunturale) e mantiene il tasso di variazione tendenziale all’11,8%. In un contesto in cui si confermano ancora molto elevate le dinamiche degli energetici, degli alimentari e dei trasporti, a preoccupare è la progressiva crescita dell’inflazione di fondo (+5,7% a novembre), a segnalare come le tensioni si siano ormai trasferite al sistema, elemento destinato a rendere più lungo e complesso il processo di rientro”. “La conferma della crescita del prodotto lordo nel terzo quarto del 2022 a +0,5%, come la stima preliminare, è molto rassicurante sulla salute del sistema Italia. Ciò non toglie che si addensano molte nubi sul futuro prossimo dell’attività economica. La perdita di potere d’acquisto del reddito corrente è stata largamente compensata dai sostegni alle famiglie, al contrario di quella che subisce la ricchezza finanziaria liquida. Ne risentiranno nella parte finale dell’anno i consumi, che sono stati, fino a settembre scorso, anche grazie all’apporto del turismo, la diga contro la recessione. Difficilmente, però, il protrarsi delle tensioni inflazionistiche non impatterà sulla spesa reale e, di conseguenza, sul Pil”.