Lombardia, i medici internisti lanciano l’allarme: «Più pazienti anziani, mancano i letti»

Nicola Montano, direttore di struttura al Policlinico di Milano: «Ci sono malati che non possiamo dimettere per motivi sociali, non clinici». In regione perso il 9 per cento dei posti letto tra 2010 e 2019

Letti che «spariscono», pazienti sempre più anziani, alle prese con troppe malattie, senza familiari che si occupino di loro. Così il reparto si trasforma in un collo di bottiglia. Con conseguente impossibilità di accogliere nuove richieste. I medici internisti della Lombardia lanciano l’allarme: «Non basta rivedere l’organizzazione dei pronto soccorso, serve un intervento più ampio». L’esigenza è emersa nel recente convengo organizzato dalle due società scientifiche del settore, la Fadoi e la Simi, a cui ha partecipato un’ottantina di primari sui 110 totali in Lombardia. Tutti d’accordo nel sentirsi un po’ cenerentole, nonostante i reparti di medicina interna abbiano un ruolo chiave per il funzionamento dell’ospedale: accolgono infatti buona parte dei malati in arrivo dal pronto soccorso. «La medicina interna si prende cura del paziente nella sua complessità — spiega Nicola Montano, direttore di struttura al Policlinico di Milano e vicepresidente della Simi — e per questa caratteristica si trova a gestire i casi che più impegnano oggi le risorse sanitarie: sempre più anziani, con molte malattie, sempre più complessi». «Questi malati — dice Chiara Cogliati del Sacco di Milano — rimangono bloccati nei nostri pronto soccorso quando non c’è posto in medicina interna». Perché i letti nei reparti spesso sono occupati da anziani in via di miglioramento, ma che non possono tornare a casa perché nessuno può badare a loro. «Così il flusso si blocca», sintetizza Cogliati.