Caritas, sanzioni sostitutive, messa alla prova e giustizia riparativa: una riforma necessaria e urgente

Milano – L’Osservatorio carcere e territorio del Comune di Milano e la Conferenza regionale volontariato e giustizia della Lombardia esprimono forte rammarico e perplessità a fronte del rinvio dell’entrata in vigore della ‘Riforma Cartabia’, in particolare per la parte relativa alle sanzioni sostitutive, all’ampliamento della messa alla prova e all’introduzione di un ordinamento organico sulla giustizia riparativa.

Gli operatori e i volontari che quotidianamente operano nelle carceri e nel territorio per proporre alle persone sottoposte a una misura penale efficaci percorsi di inclusione sociale avevano accolto con soddisfazione queste parti della riforma, ben consapevoli della loro urgente necessità e della loro utilità per garantire l’effettiva realizzazione del dettato costituzionale che prevede che le pene debbano tendere alla rieducazione del condannato.

Per di più, la riforma va in una direzione, da sempre auspicata, di “risposte penali” non esclusivamente carcerarie, ma declinate in modo differenziato attraverso pene da eseguire nella comunità sulla base di un preciso programma di inserimento sociale, anche in questo caso in linea con la Costituzione, che parla appunto di pene e non esclusivamente di carcere. In sintesi, l’immediata attuazione di queste parti della riforma darebbe al nostro paese un sistema penale più innovativo, più giusto e più celere, e, al contempo, garantirebbe una maggiore concretezza e una maggiore certezza della risposta penale.

La riforma ha anche il pregio di incidere sul problema mai risolto del sovraffollamento dei nostri istituti penali e su una situazione penitenziaria che ha portato, nel 2022, a un numero di suicidi in carcere più alto che mai. Suicidi che hanno riguardato, nella maggioranza dei casi, persone condannate a pene brevi e per lievi reati. Persone che manifestavano vulnerabilità psicologiche e sociali a cui il carcere non è in grado di offrire alcuna risposta utile o efficace, nemmeno nei termini della tutela della sicurezza e dell’incolumità pubblica. L’attuazione piena e celere di queste parti della riforma permetterebbe anche di evitare l’aumento esponenziale dei “liberi sospesi”, ossia di quelle persone destinatarie di una pena detentiva che di fatto viene eseguita a distanza di svariati anni dal reato imputato, quando magari quelle stesse persone hanno totalmente cambiato vita e non hanno più commesso, nel frattempo, nuovi reati. A ben vedere si tratta dunque di una riforma che, oltre a restituire autorevolezza allo Stato e al suo sistema penale, darebbe migliori risultati anche in termini di prevenzione dei crimini e di riduzione della recidiva.

Le realtà del terzo settore, da sempre attente a questi aspetti, avevano già messo in campo i passaggi formativi e organizzativi necessari per fare la propria parte nel garantire l’effettività e l’efficacia delle misure previste dalla riforma, per promuovere il ruolo fondamentale delle comunità, per accogliere e accompagnare le persone sottoposte alle nuove pene sostitutive o coinvolte in percorsi di giustizia riparativa.

Insomma, per quel che ci riguarda noi siamo pronti! Auspichiamo che anche il nuovo governo sia capace di non cedere alle retoriche giustizialiste del populismo penale e abbia il coraggio e l’autorevolezza necessari per portare avanti con decisione le innovazioni penali positive proposte dalla riforma Cartabia.