Le donne in radiologia, ancora una minoranza (con qualche eccezione)

Il 70% delle donne radiologhe ha dovuto interrompere la propria attività lavorativa e in larga parte – oltre il 62% – ha sospeso la professione per motivi legati a gravidanza, allattamento o entrambe, negandosi la possibilità di carriera nell’ambito sanitario, secondo l’indagine condotta nell’ultimo anno dalla Commissione Donne Radiologo della Società Italiana di Radiologia Medica (SIRM).

Si parlerà di questo e del ruolo della radiologia nella medicina di genere in occasione del convegno “MEDICINA DI GENERE e RADIOLOGIA AL FEMMINILE – Realtà e opportunità future” organizzato dal Centro Diagnostico Italiano con il patrocinio di Fondazione Bracco e della Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (SIRM) che si terrà lunedì 24 ottobre a Milano, nell’Auditorium di CDI in via Saint Bon 20.

 

Si alterneranno radiologi e radiologhe provenienti da istituti pubblici e privati, tra questi anche Nicoletta Gandolfo, presidente della Commissione Donne Radiologo della SIRM e presidente eletto della SIRM per il biennio 2025-2026.

Deborah Fazzini, responsabile Radiologia al Centro Diagnostico Italiano e responsabile scientifico del convegno commenta: “Quando è nata – nell’anno della fondazione del Centro Diagnostico Italiano nel 1975 – la radiologia di CDI contava su pochissime donne. La prima è arrivata nel 1990. Da allora abbiamo avuto un incremento costante e oggi le donne rappresentano il 45% delle nostre risorse nella diagnostica per immagini. Grazie a questo stiamo portando ad un cambiamento nel ruolo della donna nel mondo della radiologia, un ruolo che valorizziamo ogni giorno ponendo sempre più attenzione ai bisogni della donna in questo ambito lavorativo”. 

Nel corso del convegno saranno condivise esperienze professionali e best practice. Saranno inoltre presentate proposte per sviluppare un imaging radiologico che tenga conto delle differenze di genere per fornire diagnosi e cure sempre più appropriate.