Papa: ricchezza non diventi idolo

Roma – Come vivere oggi lo spirito evangelico anche nel mondo dell’economia e dell’impresa? Attraverso la condivisione dei beni e della ricchezza prodotta. A chiarirlo è stato stato stamane Papa Francesco che ha ricevuto in udienza gli industriali di Confindustria. Le forme per attuare questa condivisione, ha spiegato, “sono diverse, e ogni imprenditore può trovare la propria, secondo la sua personalità e la sua creatività. Una forma di condivisione è la filantropia, cioè donare alla comunità, in vari modi. E qui voglio ringraziarvi per il vostro sostegno concreto al popolo ucraino, specialmente ai bambini sfollati, perché possano andare a scuola”. Francesco si è poi soffermato sul tema, evangelicamente delicato, della ricchezza. Questo, ha detto, “da una parte, aiuta molto nella vita; ma è anche vero che spesso la complica: non solo perché può diventare un idolo e un padrone spietato che si prende giorno dopo giorno tutta la vita. La complica anche perché la ricchezza chiama a responsabilità: una volta che possiedo dei beni, su di me grava la responsabilità di farli fruttare, di non disperderli, di usarli per il bene comune”. Una ricchezza che non di rado, ha aggiunto il Papa parlando agli imrenditori, “crea attorno a sé invidia, maldicenza, violenza e cattiveria. Gesù stesso ci dice che è molto difficile per un ricco entrare nel Regno di Dio. Difficile, ma non impossibile. E infatti sappiamo di persone benestanti che facevano parte della prima comunità di Gesù, ad esempio Zaccheo di Gerico, Giuseppe di Arimatea, o alcune donne che sostenevano gli apostoli con i loro beni. Nelle prime comunità – ha detto ancora il Papa – esistevano donne e uomini non poveri; e nella Chiesa ci sono sempre state persone benestanti che hanno seguito il Vangelo in modo esemplare: tra questi anche imprenditori, banchieri, economisti, come ad esempio i Beati Giuseppe Toniolo e Giuseppe Tovini”. “Per entrare nel Regno dei cieli, non a tutti è chiesto di spogliarsi come il mercante Francesco d’Assisi; ad alcuni che possiedono ricchezze è chiesto di condividerle. – ha concluso – La condivisione è un altro nome della povertà evangelica. E infatti l’altra grande immagine economica che troviamo nel Nuovo Testamento è la comunione dei beni narrata dagli Atti degli Apostoli”.