Farmindustria: nostri prezzi amministrati, no extra-profitti

Farmindustria: nostri prezzi amministrati, no extra-profitti Roma

“Da diversi giorni si sente incredibilmente parlare dell’urgenza di tassare gli extraprofitti dell’industria farmaceutica. Le nostre imprese in questi anni così difficili hanno sempre dato il massimo per garantire la disponibilità dei farmaci ai cittadini. Non hanno mai fermato la produzione cambiando addirittura, spesso repentinamente, le linee produttive per evitare carenze di medicinali”. Lo dichiara Marcello Cattani, presidente di Farmindustria. “E’ così che è stata assicurata la continuità delle cure ai pazienti – prosegue – e anche in Italia, vero e proprio hub farmaceutico in Europa, sono state sempre in prima linea nella lotta contro il Covid, nella ricerca e nella produzione di vaccini e di terapie specifiche che hanno salvato milioni di vite. Contribuendo poi con donazioni, di circa 42 milioni di euro totali, compresi i farmaci e i beni (respiratori, dispositivi di protezione individuale, mascherine, gel disinfettante). Nel solo 2020 il lockdown è costato al Paese tredici miliardi di euro al mese di indebitamento pubblico. Vaccinazioni e farmaci hanno evitato che continuasse a crescere. Risultati ottenuti grazie alla partnership aperta e costruttiva con le istituzioni e le autorità sanitarie”. Il settore, aggiunge Cattani, “si confronta oggi in Italia con aumenti dei costi dell’energia del 600% rispetto a un anno fa, con un’inflazione di addirittura l’8,4% e con prezzi al consumo dei farmaci con prescrizione scesi dell’1%. Senza dimenticare la svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, valuta con la quale si pagano i principi attivi che provengono per l’80% da Cina e India. E se di tassazione si deve parlare, ricordiamo quella che deriva dal cosiddetto payback, il ripiano dello sfondamento dei tetti di spesa farmaceutica pubblica palesemente sottostimati, costato sinora miliardi di euro alle imprese”. L’industria farmaceutica “non trasferisce sui prezzi finali, che sono negoziati e amministrati, l’aumento di questi costi – conclude – è quanto mai non veritiero e inappropriato parlare quindi di extraprofitti di un settore che nel nostro Paese è un pilastro essenziale per la salute dei cittadini, l’economia e l’occupazione, cresciuta in questi anni di crisi molto più della media (+9% negli ultimi 5 anni rispetto a +1% della media). Ci aspetteremmo piuttosto l’urgente definizione di una strategia nazionale per consolidare e rilanciare l’attrattività della filiera della salute. Vogliamo continuare a credere e investire nel Paese, con l’impegno di un settore che cresce molto sui mercati esteri e che è il primo al mondo per investimenti in ricerca e innovazione. Lasciatecelo fare senza pregiudizi ideologici