Landini (Cgil) a Confindustria: non sono le aziende a stabilire chi entra e chi esce

Roma – “Speriamo sia stato un colpo di caldo non tocca a loro decidere chi lavora”, lo afferma Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, intervistato da La Stampa. Dice i leader di Corso di Italia: “In questo anno di pandemia i lavoratori sono andati sempre in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce”. Rispondendo, poi a una domanda sull’accordo contro i licenziamenti, Landini afferma: “Premettiamo che l’accordo è stato realizzato dopo che i partiti della maggioranza di governo, tutti i partiti della maggioranza, avevo detto sì allo sblocco lasciando solo qualche eccezione di settore. Siamo riusciti ad impegnare governo e associazioni imprenditoriali a ricorrere prima agli ammortizzatori sociali”. Perché non ha funzionato, chiede Griseri, e il segretario della Cgil afferma: “Ora stiamo chiedendo di far applicare quell’accordo ad alcune multinazionali che ragionano con una logica da Far West. Sono in corso scioperi e mobilitazioni territoriali. Molte altre imprese lo stanno applicando….Serve una politica industriale che promuova investimenti in Italia e faccia tornare qui il lavoro precedentemente delocalizzato”. Griseri chiede a Landini quali le proposte per mettere al centro il lavoro, il segretario risponde: “Il primo passaggio va compiuto subito, prima della fine di luglio,. Il Governo ci convochi presto al tavolo con le imprese per far applicare l’accordo contro i licenziamenti. Ma questo deve essere solo il primo passo. Il vero punto è come governare la riconversione produttiva che cambierà il Paese nei prossimi 5-10 anni. Ci sarà una riconversione in senso ambientale. Sarà profonda e avrà bisogno di un confronto preventivo tra aziende e sindacati sulle strategie in un quadro di nuove politiche industriali pubbliche”. Cogestione, domanda il giornalista: “Preferisco chiamarla codeterminazione. Aziende e sindacati si impegnano a consultarsi prima sulle scelte strategiche e a difendere insieme il lavoro e l’occupazione. Una scelta di riconoscimento reciproca. Questo potrebbe aiutare a prevenirlo (il conflitto n.d.r.). in un momento tanto delicato per il Paese che esce da un periodo difficile, con una fase di ristrutturazione complessa davanti a noi, la codeterminazione potrebbe essere una strada utile. Un modo per investire sulla partecipazione e sul lavoro di qualità”.