L’esempio di Condorelli

L’esempio di Condorelli

Roma – “Il re del torroncino denuncia il pizzo: è per i miei figli e per la Sicilia”, questo il titolo dell’intervista all’imprenditore Giuseppe Condorelli, titolare dell’omonima azienda dolciaria, pubblicata sul Corriere della Sera. Due anni fa rivelò ai carabinieri un tentativo di estorsione, dando il via a un’indagine conclusasi martedì 4 maggio con 40 arresti per mafia nel territorio di Catania. “Denunciare un’aggressione, una minaccia, un’estorsione, è un obbligo per l’imprenditore, che in questa Sicilia devastata non ha solo una funzione economica, perché noi svolgiamo un ruolo sociale, direi etico”, spiega Condorelli: “Ecco perché occorre trovare il coraggio. Altrimenti il male non sarà mai sradicato e noi costringeremo i nostri figli a muoversi in una realtà sempre peggiore”. L’imprenditore rileva che “ormai ci sono le condizioni per stare dalla parte della legalità, come mi ha insegnato a fare mio padre. Allora forse c’era qualche incertezza. Oggi non ci sono più alibi. Ogni volta che ci siamo rivolti ai carabinieri della vicina Paternò o al comando provinciale dell’Arma l’impegno attorno a noi è apparso subito concreto e visibile. E scatta la mano dello Stato”. E non ha mai avuto dubbi sulla necessità di denunciare? “Mai un dubbio per me e mia moglie. Noi vogliamo solo fare vivere i nostri due figli di 14 e 15 anni in una terra senza mafia, senza soprusi”.

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