Agromafie, caporalato, migranti: i dati del Rapporto Flai Cgil

Roma – In base a quanto emerge dal V rapporto agromafie e caporalato curato dall’osservatorio ‘Placido Rizzotto’ della Flai Cgil, sono circa 180mila i lavoratori in Italia soggetti a fenomeni di caporalato e di sfruttamento. Il Rapporto si riferisce agli ultimi due anni, dall’ottobre 2018 all’ottobre 2020, e analizza lo sfruttamento lavorativo nel settore agro-alimentare e le criticita’ dei rapporti di lavoro dovute a contratti ingannevoli e a raggiri perpetuati a danno dei lavoratori. Sul fronte invece del compenso, il salario minimo da garantire ai lavoratori agricoli nel momento della semina o della raccolta si deve aggirare intorno ai 12 euro all’ora. “I 12 euro dovrebbero permettere – sottolinea il rapporto agromafie – anche in base a verifiche/monitoraggi successivi, di ridurre progressivamente lo sfruttamento che si concentra nelle prime fasi della filiera, quella dove l’impiego dei caporali, anche in mancanza di servizi del lavoro efficaci, trova la sua massima, e ampiamente distorsiva, funzionalita’”. Dallo stesso Rapporti si evince che al 15 agosto scorso le domande presentate per la regolarizzazione degli immigrati ammontavano a circa 207.542, di cui circa 30.694 riguardanti il settore primario, comparabile alla cifra rilevata nel 2003 con la cosiddetta “grande sanatoria”. “Alle pratiche di sfruttamento vanno contrapposti i diritti dei lavoratori, diritti che vanno tutelati e garantiti a prescindere dalla nazionalita’ delle maestranze. La cittadinanza dei lavoratori infatti e’ motivo sovente di forti criticita’: da una parte l’impianto iniquo della “legge Bossi-Fini”, dall’altra, i “Decreti Salvini” focalizzati ossessivamente sul discutibile accostamento in termini sicuritari tra dell’immigrazione e criminalita’”, sottolinea il Rapporto. “L’attenzione e’ stata anche posta alle condizioni alloggiative, in particolare delle componenti straniere, poiche’ – si legge nel rapporto – una parte di questi ultimi vive all’interno di insediamenti informali di fortuna (ghetti, baraccopoli). Incrociando tale situazione con le basse retribuzioni, si genera un circolo vizioso che rende praticamente impossibile fuoriuscire da questo perverso meccanismo emarginante”.