Cerved, pmi ricavi -12,8% nel 2020

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Roma – Secondo le stime Cerved che ha presentato con Confindustria il nuovo Rapporto Regionale Pmi 2020, le pmi italiane vedranno scendere il proprio fatturato del 12,8% nel 2020, con un rimbalzo dell’11,2% l’anno prossimo, senza tornare però ai livelli del 2019. Questo si tradurrà in una perdita di 227 miliardi di fatturato nel biennio 2020-21 rispetto a uno scenario tendenziale di lenta crescita delle vendite, mentre, in un’ipotesi pessimistica con una nuova ondata di Covid-19 il calo dei ricavi e’ stimato a -18,1% per l’anno in corso (+16,5% nel 2021), con minori ricavi poco sotto i 300 miliardi. “La maggiore solidita’ finanziaria acquisita in precedenza non sara’ pero’ sufficiente a reggere l’urto” della pandemia, sottolinea il rapporto, che analizza lo stato di salute di 156 mila societa’ italiane che impegnano tra 10 e 249 addetti; il Covid colpira’ duramente anche la redditivita’, con un calo del 40% dei margini lordi durante l’anno in corso, e, anche dopo il previsto rimbalzo del 2021, margini inferiori di quasi dieci punti rispetto ai livelli del 2019. Dopo un 2019 in cui la demografia delle imprese aveva gia’ fatto segnare meno nascite e piu’ uscite dal mercato, con gli effetti della pandemia da Coronavirus c’e’ il rischio di un’impennata nei fallimenti. In particolare, in caso di una seconda ondata di Covid, la quota di imprese a rischio di insolvenza potrebbe arrivare al 18,8%; mentre la quota di societa’ a maggior rischio default senza nuove ondate potrebbe aumentare dall’8,4 al 13,9%.  Il rapporto ricorda come gia’ lo scorso anno i dati relativi alla demografia di impresa indichino che la ripresa si e’ arrestata nel 2018, per quanto riguarda sia le nascite di nuove aziende (-5,8% tra 2019 e 2018), sia le uscite dal mercato, con un aumento del 12,4% dei fallimenti e dell’1,7% delle liquidazioni volontarie, con una tendenza negativa riguarda soprattutto il Nord-Est (+19% i fallimenti e +24% le liquidazioni). Sempre secondo lo studio, “per effetto di fondamentali piu’ fragili, il divario in termini di rischio delle regioni del Centro-Sud con il resto del Paese si amplierebbe ulteriormente: in uno scenario pessimistico, sarebbero classificate come rischiose il 26% delle Pmi meridionali (una quota che arriva al 64,4% considerando anche quella delle vulnerabili) e il 22,9% di quelle del Centro (58,7%), contro percentuali pari al 14,2% (42,6%) nel Nord-Est e al 14,8% nel Nord-Ovest (43,8%)”.