Sindacati, Lombardia: la semplificazione non passa cancellando norme contrattuali

Milano – La Giunta della Regione Lombardia nella seduta del 30 giugno ha approvato una proposta di legge che inserisce delle misure di semplificazione e riduzione degli oneri amministrativi per la ripresa socio-economica del territorio lombardo. “Tra queste – chiarisce una nota di CGIL CISL UIL Lombardia, FEENAL FILCA FILLEA Lombardia – sono inserite due norme che avranno ricadute negative sul mondo del lavoro. La prima prevede che i contributi pubblici che le imprese percepiranno in conto capitale che costituiscono aiuti di Stato per investimenti produttivi (ai sensi della legge n. 1 del 15 gennaio 2018) non saranno vincolati alla permanenza sul territorio della Lombardia dell’impresa nei prossimi 5 anni con evidenti possibili criticità occupazionali. La seconda prevede che i documenti attestanti la regolarità contributiva, meglio conosciuto come DURC in scadenza alla data di entrata in vigore della legge restano validi fino al 31 dicembre 2020; di conseguenza le imprese meno virtuose beneficeranno dei vantaggi della regolarità contributiva anche non versando i contributi ai lavoratori senza la verifica da parte di INAIL INPS e CASSE EDILI. Le conseguenze del provvedimento permetteranno a “caporali e imprese irregolari” di operare serenamente nella irregolarità a danno di lavoratori delle imprese regolari. Questo provvedimento è stato già discusso e normato dal parlamento (il quale ha definito che la proroga di validità deve intendersi limitata ai soli documenti aventi scadenza compresa tra il 31 gennaio 2020 e il 15 aprile 2020 che conservano la propria validità fino al 15 giugno 2020). Intervenire su una norma nazionale già definita è un errore politico e legislativo che il mondo del lavoro non può accettare. La semplificazione ammnistrativa non deve essere intesa come una destrutturazione e liberalizzazione di norme che prevedono concorrenza leale tra imprese e tutele per i lavoratori nel rispetto dei contratti di lavoro. La Lombardia con la fase due post COVID dal 4 maggio 2020, ha già avuto il primato di infortuni nei cantieri. Chiediamo al presidente Fontana di ritirare questi due provvedimenti legislativi perché forieri di concorrenza sleale tra imprese le cui conseguenze ricadranno sui lavoratori, sulla loro condizione di lavoro e sulla riduzione della prevenzione contro gli infortuni sul lavoro. Parimenti ieri in Commissione Bilancio alla Camera è stato cancellato l’articolo del Decreto Rilancio che prevedeva che la proroga dei Durc, validi al 31 gennaio per via del lockdown non andasse oltre il 15 giugno. Protrarre ulteriormente la validità del Durc, che attesta il corretto versamento dei contributi da parte delle aziende, è un colpo di spugna sui diritti dei lavoratori e un regalo per caporali e imprese scorrette. L’articolo in questione era stato richiesto dalle parti sociali nazionali dell’edilizia al Governo, ed era oggetto di un’intesa raggiunta ad aprile con i ministri del Lavoro, Catalfo, e delle Infrastrutture, De Micheli. Le conseguenze del provvedimento sono paradossali e pericolose: un’impresa edile, infatti, risulta regolare e può lavorare fino a fine anno senza pagare i contributi Inps, Inail e gli accantonamenti in Cassa edile (ferie, permessi, ratei di tredicesima). Può addirittura tenere i lavoratori in nero ma partecipare ad appalti pubblici e beneficiare di incentivi. Un’azienda che nasce oggi, invece, potrebbe lavorare senza aver mai pagato un contributo e risultare regolare, al pari di chi invece fa impresa seriamente pagando i lavoratori e rispettando leggi e contratti. Chiediamo al Governo Conte di ripristinare l’articolo cancellato perché la lotta indispensabile al lavoro nero e grigio si deve fare con determinazioni e con delle coerenze. Se non saremo ascoltati anche questa volta, faremo sentire la nostra voce mobilitandoci nei confronti di Regione Lombardia”, conclude la nota.