Confesercenti: l’8% delle imprese non riaprirà

Roma – Secondo i dati raccolti da Confesercenti, l’emergenza Covid 19 pesa sui consumi in modo considerevole. Nonostante le riaperture delle imprese a partire da maggio, il bilancio dei primi sei mesi dell’anno rimane ancora fortemente negativo, con un calo medio della spesa stimabile in -1.879 euro a famiglia, dovuto soprattutto allo stop delle attivita’ durante la fase acuta della pandemia, ma anche alla prudenza mostrata dalle famiglie nel periodo di ripartenza. Se prima della crisi il risparmio medio era di 8 euro ogni 100, adesso siamo arrivati ad 11, con un conseguente aumento dei risparmi: nel 2020 gli italiani hanno accumulato 32 miliardi di depositi bancari in piu’ (+20%) rispetto al 2019, spinti dalla situazione di incertezza. Lo stop dei consumi legato all’emergenza coronavirus “e’ stato sentito in particolare dal settore della somministrazione e della ricettivita’, il cosiddetto Horeca: l’8% delle imprese non riaprira’, il 61,5% denuncia problemi di liquidita’”. Confesercenti denuncia un impatto “fortissimo” anche nel commercio, in cui il 51,3% delle Pmi ha registrato una perdita di meta’ del fatturato. “Una rapida ripartenza della spesa delle famiglie e’ cruciale, soprattutto se si considera che il Pil italiano dipende per buona parte dai consumi interni”, commenta la presidente dell’associazione Patrizia De Luise. “Per questo, riteniamo che si debba discutere seriamente della possibilita’ di un taglio temporaneo dell’Iva, almeno per i comparti in maggiore sofferenza. Un taglio selettivo e ‘a tempo’ – afferma – sarebbe utile per sostenere la domanda in questa fase d’emergenza, spingendo i consumatori, proprio per la temporaneita’ della riduzione dei prezzi, ad anticipare gli acquisti. Un effetto propulsivo ottenuto senza stravolgere troppo il bilancio: l’attuale crollo dei consumi, inevitabilmente, portera’ anche ad una riduzione del gettito Iva. In questo contesto il taglio delle aliquote, soprattutto se chiaramente definito nei suoi limiti di intervento, temporali e di settore, non aggraverebbe troppo la situazione e non spaventerebbe i mercati. Alla fine dell’emergenza potremmo invece concentrare le risorse su una vera riforma fiscale, che cancelli le attuali iniquita’ impositive e stimoli la crescita ed il lavoro, a partire dalla revisione dell’Irpef”.

 

 

 

(ANSA). OM 28