Fase 2, Milano: Confcommercio, un’assurdità la pista ciclabile da corso Venezia a viale Monza

Milano – Emergenza Covid-19 e “Fase 2” per Milano: “Le prime avvisaglie di quanto ci aspetta con il graduale auspicato rientro alla normalità si iniziano purtroppo a vedere. Il Comune di Milano – afferma Simonpaolo Buongiardino, presidente di Assomobilità (Confcommercio Milano) – ha varato il piano denominato Biciplan. Comunicato in videoconferenza il giorno prima, il giorno dopo, in tutta fretta, si è preoccupato di sfruttare il momento di traffico quasi nullo per darci un saggio della prossima mobilità che ci aspetta. Le attività commerciali milanesi, duramente colpite dal blocco di oltre due mesi, si aspettavano dall’Amministrazione comunale sostegno e aiuto: una vera sospensione di alcune tasse locali, contributi e facilitazioni: dovranno, invece, fare i conti con una nuova ulteriore difficoltà”. Buongiardino prende in esame l’intervento di pista ciclabile “che più invasivo non si può, su uno delle arterie principali di accesso alla città, da Sesto San Giovanni attraversando un asse frequentato con un’ampia e importante presenza di attività commerciali da viale Monza a corso Buenos Aires e corso Venezia fino ad arrivare al cuore di Milano, in piazza San Babila dalla quale si accede a corso Matteotti, al Quadrilatero della moda ed alle diverse strutture di parcheggio. Un percorso che rappresenta, a ben vedere, tutte le attività commerciali di Milano: dalla periferia verso il centro, dai negozi di quartiere alle grandi firme. Una Milano che vive prevalentemente di commercio e servizi e che vuole tornare ad attrarre i turisti”. In corso Venezia il primo tratto della nuova mobilità con la pista ciclabile “è già stato oggetto di tracciatura, con le righe bianche e gialle (quelle azzurre all’inizio sono sparite). Di fatto – spiega Buongiardino – avremo un allargamento dei marciapiedi sulla sede stradale, una corsia ciclabile di grandi dimensioni, una stretta corsia pedonale di servizio, una corsia a tratti dedicata al carico e scarico merci e alla sosta disabili e, infine una sola corsia di scorrimento automobilistico”. “Tutto ciò – prosegue – ci regalerà file interminabili di vetture e veicoli commerciali, una velocità del traffico tendente a zero e molte difficoltà per l’eliminazione della corsia più prossima alle aree di parcheggio, che separava il traffico più lento, alla ricerca della sosta, da quello di scorrimento più rapido”. “Aspetto di vedere alla prova dei fatti – dichiara il presidente di Assomobilità – questa bizzarra idea delle aree di sosta per carico e scarico merci, così come le aree di sosta disabili, tra l’unica corsia di traffico e la corsia ciclabile dove spiccano, come isole nel mare poche zone disabili che, in solitudine, interrompono la corsia di traffico. In questa situazione ogni piccolo incidente o difficoltà si tradurrà in una paralisi”. Molto duro Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa vie di Confcommercio Milano e di Ascobaires, sulla pista ciclabile in corso Buenos Aires che definisce “lunare”: “Saranno tolti quasi tre metri di strada e il traffico finirà su una sola corsia di marcia per ogni senso.  Quanti andranno a fare lo shopping in bici e come trasporteranno i sacchetti delle boutique o quelli di rilevanti dimensioni? Quanti saranno disposti a girare i negozi con in mano tutti gli acquisti per evitare di farseli rubare dalla bici? I parcheggi esistenti, quelli lungo il marciapiede con le strisce blu, saranno spostati verso il centro della carreggiata. Quindi, un automobilista che parcheggia, per fare manovra e scendere dall’auto dovrà bloccare l’unica corsia di scorrimento”. “Possibile – si chiede Meghnagi – che queste conseguenze non siano state pensate prima?”. Anche Meghnagi sottolinea la carenza di ascolto e confronto da parte del Comune: “su corso Buenos Aires c’è un luogo naturale per questo, il Distretto del commercio: totalmente ignorato. Avremmo suggerito di installare la pista ciclabile in vie meno trafficate, seppure adiacenti”. “Non si possono – conclude – effettuare interventi così pesanti senza sentire il parere di chi in corso Buenos Aires opera”.