Coronavirus, Fit Cisl Lombardia: fermiamoci oggi per poter ripartire domani

Coronavirus, Fit Cisl Lombardia: fermiamoci oggi per poter ripartire domani

Milano – “I DPCM dell’otto e nove marzo hanno contribuito a ridefinire la scala delle priorità regionali e nazionali. Il propagarsi dell’epidemia di Coronavirus sembra, però, correre più rapidamente delle disposizioni che la politica riesce a mettere in campo”, così una nota della Fit Cisl Lombardia. “Tutti coloro che, a vario titolo, compongono la classe dirigente di questo paese hanno oggi un dovere morale imprescindibile verso la società civile di cui sono espressione: l’abbandonare la difesa del proprio “piccolo orticello” e il ridefinire di conseguenza l’ordine dei problemi da affrontare. Siamo perfettamente consapevoli di come il ruolo della Lombardia, nella dinamica economica italiana, sia centrale e di come larga parte degli introiti dello stato dipendano dalla capacità lombarda di produrre, investire, generare ricchezza e modelli innovativi. Proprio la capacità di produrre modelli (anche organizzativi) innovativi in tempo di crisi è da sempre la “cifra” vera dell’economia lombarda: chiediamo perciò che quanto previsto dai vari decreti, susseguitesi nel corso di queste giornate, in tema di smart working non continui a trovare, da parte di alcune imprese, una “sordità congenita” ai limiti dell’irresponsabilità. Contestualmente anche l’utilizzo dell’e-learning dovrebbe essere potenziato ed usato come “strumento alternativo” alla forzata messa a riposo che alcune aziende stanno attuando nei confronti dei loro dipendenti. Ma sia chiara una cosa: oggi aziende e sindacato devono fare fronte comune per uscire da uno stato di crisi che si annuncia, nelle sue dimensioni, nuovo e per certi versi inesorabile: le prossime giornate saranno decisive per le sorti di centinaia di aziende e per migliaia di posti di lavoro che rischiano di scomparire se, al più presto, non verranno attuate procedure straordinarie per l’introduzione di un insieme appropriato ammortizzatori sociali. Ma tutto questo, però, rischia di non essere sufficiente. Infatti, anche il sindacato, anzi soprattutto le organizzazioni sindacali, oggi hanno il dovere di esprimere una propria opinione su di un tema che, nella Lombardia di queste ore, obbliga tutti ad interrogarsi: Sono necessarie sul territorio lombardo misure più stringenti? Qual è il giusto equilibrio fra il mantenimento dell’attività produttiva ed il contenimento dell’epidemia di coronavirus? Insomma … qual è la priorità da dover affrontare in queste drammatiche ore? La Fit Cisl Lombardia questo interrogativo lo si è posto. Riteniamo che la priorità assoluta sia quella “sanitaria” e che proprio anche per salvaguardare non solo la “persona” ma anche il lavoro ed il lavoratore occorra, oggi, ridefinire il perimetro delle attività necessarie in questo tempo di crisi. Perciò, ferma restando la necessità di interventi economici straordinari da parte del governo, sottolineiamo la necessità di uno stop totale delle attività (per almeno 15 giorni) non strettamente collegate ai bisogni di prima necessità. Va da sé che, ad esempio, tanto nel campo sanitario quanto nel campo del trasporto delle merci necessarie al sostentamento delle famiglie, nulla deve essere ridotto. Ma tanto il trasporto pubblico locale esercitato su “gomma” (bus) quanto quello su ferro (treni) nella sua attuale programmazione dovrebbe cessare ed essere sostituito da una serie di “servizi minimi” (in cui si privilegi il ricorso a personale volontario) in una qualche misura necessari al soddisfacimento dei bisogni di prima necessità. Si tratta, insomma, di rendere coerente il diritto alla salute con quello alla mobilità: oggi sappiamo che, per tutelare il primo, dobbiamo necessariamente “riproporzionare” il secondo, per cui fermiamoci tutti per 15 giorni per poter far ripartire veramente la Lombardia al termine di questa emergenza”, conclude la nota.