Ikea, la procura chiede l’archiviazione per i 42 dipendenti accusati di truffa

Milano – Finita in una bolla di sapone l’accusa di truffa contro un gruppo di lavoratori Ikea, con una richiesta di archiviazione per le posizioni di tutti gli indagati. La procura ha chiesto di chiudere, senza andare oltre da un punto di vista penale, la vicenda dei lavoratori dell’Ikea di Corsico accusati di truffa: il sospetto era che i 42 dipendenti facessero passare ai lettori delle casse automatiche una serie di oggetti cui venivano applicate etichette di prodotti meno costosi. Era stato accertato inoltre che alcuni di loro avevano rivenduto parte della merce su Internet, dopo averla acquistata in questo modo, a prezzi più alti. L’azienda aveva parlato di “un grave comportamento di alcuni co-worker dello store di Corsico volto a danneggiare le risorse aziendali” e dopo un mese aveva licenziato dieci dei dipendenti coinvolti. I sindacati si erano schierati con i lavoratori e avevano replicato con una contro- inchiesta, in cui dimostravano come quella della scontistica fosse una prassi consentita con la merce proveniente dal cosiddetto ” angolo delle occasioni”, ovvero di quei prodotti fallati che venivano venduti a prezzi stracciati proprio attraverso il meccanismo delle etichette diverse. Al termine dell’indagine, che ha visto anche una proroga di sei mesi, la decisione del pm è stata quella di chiedere l’archiviazione perché non ci sarebbero gli estremi per individuare dei reati nella condotta dei dipendenti: non la truffa, ma nemmeno il reato di furto o di frode informatica. Infatti gli acquisti fatti attraverso il cambio delle etichette erano consentiti dall’azienda, anche se dovevano essere autorizzati da un responsabile Ikea, cosa che in molti casi non avveniva. Un comportamento deprecabile, quindi, che può anche far venir meno il rapporto di fiducia tra lavoratore e datore di lavoro, ma che non ha alcun rilievo penale.