Morte dell’operaio nei cantieri della M4: 24 ore di sciopero

Milano – Uno sciopero di 24 ore, dalle 22 di mercoledì 15 gennaio fino alle 22 di giovedì 16 gennaio. È quanto hanno proclamato gli operai dei cantieri della linea metropolitana 4 dopo la morte di Raffaele Ielpo, il caposquadra della Tbm morto a 42 anni, lunedì sera, dopo essere rimasto sepolto da alcuni massi mentre si trovava in un cunicolo a 18 metri di profondità. “L’obiettivo dello sciopero – ha detto Ersilia Galiero, segretario territoriale Feneal Uil (Federazione nazionale lavoratori edili affini e del legno) Milano, Pavia e Lodi – è quello di sensibilizzare l’opionione pubblica e fare capire che non è possibile morire lavorando. Determinate situazioni, ad alto rischio, devono essere trattate diversamente ed è importante che la cultura della sicurezza venga diffusa innanzitutto da parte delle istituzioni, non solo a livello teorico ma anche pratico”. La mobilitazione vuole anche invitare il consorzio di imprese incaricato di realizzare la M4, guidato dai gruppi Salini Impregilo e Astaldi, a una maggiore attenzione perché in cantieri come quello dove si è consumata la tragedia l’attenzione rimanga sempre altissima. “La sicurezza – afferma Galiero – deve essere a livelli altissimi anche perché si tratta di un’opera importante per la città di Milano ed è necessario dare un segnale anche ad altri ambienti di lavoro”. Lo sciopero riguarderà tutti i cantieri della M4: lo ha deciso l’assemblea degli operai, voluta dalle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil dopo la tragedia. Per motivi di sicurezza lo sciopero, che i lavoratori avrebbero voluto osservare nell’immediato, è stato rinviato alla tarda serata di mercoledì. “È devastante scoprire che si può morire anche lavorando per una committenza pubblica, a Milano, a uno scavo per una nuova linea di metropolitana – avevano scritto in una nota i sindacati Cgil, Cisl e Uil dopo l’infortunio mortale -. Auspichiamo che si faccia al più presto chiarezza sulla dinamica dell’incidente e che si individuino le responsabilità”. Nel caso di Raffaele Ielpo, ha evidenziato Galiero, “gli standard di sicurezza del cantiere sembravano essere consoni ma è evidente che qualcosa non ha funzionato. Adesso starà alla magistratura stabilire se gli accadimenti che hanno causato la morte dell’uomo fossero o meno prevedibili. Un errore c’è stato, è da chiarire se avrebbe potuto essere evitato oppure no”.