Svizzera: legge sul salario minimo contro i frontalieri

Milano – Il Parlamento del Canton Ticino, in Svizzera, ha approvato una legge che introduce sul suo territorio il salario minimo per tutti i lavoratori. Si tratta dell’ennesimo tentativo da parte delle autorità locali di regolare il cosiddetto fenomeno dei frontalieri, vale a dire i lavoratori “pendolari” provenienti dall’Italia, accusati di trascinare al ribasso i salari dell’intera regione a svantaggio anche degli svizzeri. Lo scrive Il Corriere Della Sera. La norma approvata prevede una paga minima oraria di 20,25 franchi svizzeri che significano una busta paga mensile netta di 3.200 franchi (all’incirca 2.900 euro). La proposta è passata con 45 voti favorevoli contro 30 no e ha assemblato un fronte trasversale: favorevoli i Verdi (promotori dell’iniziativa), socialisti, Lega e popolari; contrari i liberali e i «sovranisti» dell’Udc. Il fenomeno dei frontalieri pare non conoscere flessioni: secondo i dati del sito ufficiale del governo nel terzo trimestre del 2019 erano 67.900 gli italiani impiegati in Ticino, con un incremento del 7,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La categoria rappresenta ormai ben più di un quarto della forza lavoro della regione di confine.