Sala: dopo piazza Fontana, ora costruire società più equa

Beppe Sala
Beppe Sala

Milano – Parlando al consiglio comunale in occasione dei 50 anni dalla strage di piazza Fontana, il sindaco Beppe Sala, tra l’altro, ha detto: “Il 12 dicembre è una data che nessun milanese potrà mai dimenticare. La strage di piazza Fontana è un momento fondamentale della storia cittadina. Per la nostra comunità rappresenta un’occasione di dolore, di ricordo e di solidarietà. Per le persone che hanno perso la vita, per i feriti. E per i loro familiari, ai quali ogni milanese si stringe commosso. Vorrei subito rivolgermi al presidente e a tutti gli iscritti dell’Associazione Familiari Vittime di piazza Fontana per ringraziarli, a nome di tutti i milanesi che ho l’onore di rappresentare. La nostra gratitudine è immensa verso il vostro impegno civile e morale, che ha favorito la consapevolezza su questa orribile strage. La vostra opera di memoria e di ricerca della verità è indispensabile, perché non può esistere libertà senza verità, come non c’è democrazia senza giustizia. Una verità e una giustizia che mancano ancora, a cinquant’anni da quelle bombe che hanno ferito Milano”. “Milano è stata la prima città italiana a esser offesa dallo stragismo fascista. Nessun milanese potrà dimenticare il rumore della deflagrazione, le urla di dolore, i fumi arrivati a coprire il Duomo. La pietà, la solidarietà e la ricerca della giustizia spinsero la nostra comunità a unirsi in un abbraccio nel giorno dei funerali. Nonostante il dolore i milanesi furono in grado di ritrovare fraternità e vicinanza nel saluto religioso alle vittime, stretti l’uno vicino all’altro in una piazza Duomo mai così piena. Di sconforto, ma anche di amore verso il prossimo perduto, e in un silenzio che valeva più di qualsiasi parola per condannare la strage”. “Piazza Fontana diede avvio a una delle stagioni più terribili della storia italiana. Milano e l’Italia persero l’innocenza, come hanno sottolineato gli storici, a causa delle bombe esplose qui vicino. Una strategia omicida mirata a spegnere con il sangue le richieste di modernizzazione delle lotte degli anni sessanta. E a sovvertire l’esito della Resistenza, la sconfitta della dittatura e l’avvio della democrazia repubblicana. Una ferita alla democrazia che ancora sanguina, perché dopo 50 anni lo Stato non è stato capace di definire una verità su quella strage. Un peso e una tristezza, come hanno sottolineato in più occasioni Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, predecessori del Presidente Mattarella, che oggi ci onora con la sua presenza. Un peso e una tristezza cresciuti anno dopo anno per l’incapacità di fornire una verità che rendesse giustizia ai morti, permettendo alla società di andare oltre. Un peso e una tristezza per Milano come per l’Italia, colpita troppe volte dal terrorismo dopo piazza Fontana. Una stagione dolorosa, ma necessariamente da ricordare. Fare memoria è un dovere civico e morale perché il passato possa fornire nutrimento per il presente e per il futuro. La memoria del male è indispensabile per la sua sconfitta. La domanda posta da Primo Levi, “Se questo è un uomo”, contiene in sé la costatazione che “questo è stato fatto da un uomo”. L’accettazione del male come immanente all’uomo è la premessa per poterlo battere. Ecco perché dobbiamo essere grati a chi come l’Associazione Familiari Vittime di piazza Fontana, come le altre associazioni di congiunti di vittime del terrorismo, fanno memoria di un male che ha provocato il dolore più lancinante che si possa subire, la perdita dei propri cari. Rendono un servizio prezioso per la nostra comunità”. “L’antisemitismo, il razzismo, il fascismo sono veleni da contrastare al di là della parte politica in cui ci si identifica. La Democrazia può essere divisa nel momento del voto come nella dialettica istituzionale, ma è e deve essere unita sui principi e sui valori fondamentali, sanciti nella Costituzione. A Milano come in Italia non ci può esser spazio per chi pensa di schiacciare e offendere l’uomo sulla base di differenti idee, etnie, o religioni. A questo serve il ricordo di piazza Fontana, strage di matrice fascista come diverse altre succedutesi negli anni settanta e ottanta. A questo serve la memoria delle vittime del terrorismo di ispirazione comunista”. “Milano è per vocazione e per convinzione una città accogliente, aperta, solidale e tollerante, umanista. Caratteristiche secolari che hanno aperto ancora di più la ferita di piazza Fontana. E hanno reso più difficile accettare le ingiustizie che ne sono seguite. Io penso che la buona politica debba sempre cercare di fare i conti con la Storia e penso anche che chi rappresenta la comunità milanese debba scusarsi verso Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli per la loro persecuzione. Un sentimento di grata memoria che vale anche per il commissario Luigi Calabresi, un servitore della Milano la ringrazia per la sua presenza, signor Presidente, e prende l’impegno di costruire una società più equa che trovi nella libertà, nella giustizia e nella sua apertura al mondo la strada per contribuire a una pace che sappia opporsi all’orrore della Strage di piazza Fontana. Noi lavoreremo a questo avendo fede nel fatto che lo splendido gesto dell’incontro e dell’incrocio degli sguardi tra Gemma Capra Calabresi e Licia Rognini Pinelli (non a caso due donne, due splendide donne) possa essere di sprone per vivere un nuovo futuro guardando ad occhi aperti il nostro passato. Il Male non avrà mai la meglio perché la violenza perde, perde sempre di fronte alla forza di un popolo che nella sua memoria viva trova il senso del suo futuro. Noi, a Milano, siamo così”, ha concluso Sala.